NO HUB DEL GAS: MA LA SNAM GODE DI TUTELA SPECIALE RISPETTO AD ALTRI PROPRIETARI?
La Snam gode forse di una tutela speciale rispetto agli altri proprietari di terreno? È la domanda che il Coordinamento No Hub del Gas ha rivolto al Prefetto dell’Aquila Cinzia Teresa Torraco in relazione a quanto accaduto a Case Pente il 29 Dicembre scorso. Nell’occasione il Coordinamento aveva preannunciato all’autorità di polizia la piantumazione di un alberello di melo, da parte di cinque ambientalisti, nell’area di proprietà Snam in cui la multinazionale del gas intende costruire la sua centrale di compressione.
In risposta il Questore Orazio D’Anna aveva emanato, per la seconda volta, un provvedimento con cui vietava l’iniziativa perché, a detta del Questore, “l’accesso in un’area senza il dimostrato consenso dell’avente diritto” comporta “violazioni di legge”. “Stante il divieto del questore l’alberello non è stato messo a dimora nel terreno di proprietà della Snam ma in un terreno poco distante, appartenente ad un altro proprietario – spiega il coordinamento – alla piantumazione hanno assistito le forze di polizia presenti ma, stranamente, nessuno ha chiesto agli ambientalisti se fossero in possesso dell’autorizzazione del proprietario. Come si spiega questo comportamento da parte delle forze dell’ordine? Gli altri proprietari sono diversi dalla Snam?”. Queste le domande contenute nel dettagliato ricorso con cui il Coordinamento ha chiesto al Prefetto di annullare, per manifesta illegittimità, il divieto del Questore. È questo, il secondo ricorso dopo quello inviato al Prefetto per l’iniziativa, anch’essa vietata, del 14 dicembre.
Il Coordinamento No Hub del Gas mette in evidenza nel ricorso che, in base all’art.17 della Costituzione, possono essere vietate solo le “riunioni in luogo pubblico” e solo per “comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica”. “Quella del 29 dicembre, al pari dell’iniziativa del 14, non era una riunione in luogo pubblico. Circa i “comprovati motivi” gli ambientalisti citano il giudice della Corte Costituzionale Augusto Barbera il quale afferma : “Fondamentale è l’uso del termine comprovati; da esso infatti si deduce che (…) devono sussistere concrete , e non solo teoriche, possibilità di turbamento dell’ordine pubblico”. Dove sono le prove del pericolo ipotizzato dal Questore? – si chiede concludendo il Coordinamento, che aggiunge – : come avrebbe potuto la semplice piantumazione di un alberello mettere addirittura in pericolo la sicurezza e l’incolumità pubblica? Al Prefetto dell’Aquila la risposta”.