ARCHIVIAZIONE CON FORMULA PIENA PER QUATTRO DIPENDENTI COMUNALI ACCUSATI DI ASSENTEISMO
Il giudice Marco Billi ha accolto la richiesta di archiviazione con formula piena, perché il fatto non sussiste, riguardo i dipendenti comunali Antonella Di Placido, Ivana Sfronsone, Giulio De Santis e Maurizia Di Massa, coinvolti nell’inchiesta per l’assenteismo a palazzo San Francesco. L’ordinanza è stata notificata questa mattina agli interessati. I dipendenti del Comune si erano opposti all’archiviazione per la tenue entità delle accuse che non sarebbero state sufficienti per arrivare in aula. A presentare il ricorso al Gip sono stati gli avvocati Alberto Paolini, Alessandro Scelli, Luigi Di Massa e Andrea Liberatore. Per le altre 35 richieste di archiviazione a vario titolo, il giudice deciderà successivamente. L’inchiesta penale vede coinvolti altri sei dipendenti, fra i ventiquattro raggiunti da avviso di garanzia, che sono stati rinviati a giudizio dal Gup mentre per altri due, Marino Cagnone e Roberto Fonte, è arrivata la sentenza di non luogo a procedere. Pena patteggiata invece per sei mesi e venti giorni di reclusione e 240 euro di multa, per Luminita Josub, dipendente di una cooperativa di servizi. Il prossimo 26 novembre arriverà intanto il verdetto della Corte dei Conti per 18 dipendenti comunali, coinvolti nell’inchiesta contabile, chiamati a risarcire alle casse comunali circa 215 mila per danno all’immagine, cinquantamila euro per danno da disservizio, 10.584 per indebita retribuzione, oltre a interessi, rivalutazione e spese di giustizia. Due di loro potranno depositare l’ordinanza di archiviazione del Gip nel processo parallelo che si svolge davanti ai giudici della Corte dei Conti. Chiusa la parte disciplinare dell’inchiesta con i provvedimenti comminati dall’Upd: un licenziamento, sei sospensioni (da un massimo di sei mesi a un minimo di 8 giorni), cinque rimproveri verbali, una multa di 4 ore di retribuzione per altri otto dipendenti e 5 archiviazioni. Alcuni provvedimenti sono stati impugnati dai dipendenti perché, a loro dire, giudicati tardivi.