POLIZIOTTI SOTTO ORGANICO NEL CARCERE DI SULMONA, UIL SCRIVE AL PREFETTO

La confederazione Uil-Cst Adriatico-Gran Sasso è fortemente preoccupata per le gravi criticità che segnano il penitenziario sulmonese e scrive al Prefetto dell’Aquila, Giuseppe Linardi, denunciando quelli che potrebbero essere gli scenari futuri in ordine al mantenimento dell’ordine e della sicurezza insistenti non solo all’interno della casa di reclusione ma anche nel comprensorio peligno. “Allo stato attuale, le condizioni di vita professionale dei poliziotti penitenziari operanti all’interno del carcere peligno sono al limite di un punto di non ritorno. I sistematici turni ad 8 ore, in luogo delle  contrattualizzate 6 ore, ai quali sono costretti a sottostare i poliziotti penitenziari, uniti all’età media degli stessi che ha oramai abbondantemente superato i 50 anni, cominciano a rappresentare un cocktail micidiale per la garanzia di un lavoro dignitoso e prolifico quale dovrebbe essere quello di chi secondo la Costituzione italiana dovrebbe concorrere a recuperare e reinserire nella società i soggetti che si sono macchiati di reati e che stanno scontando una pena – sottolinea Mauro Nardella, componente della segreteria confederale – Tale situazione è foriera di non positive conseguenze non solo per garantire i diritti soggettivi dei poliziotti ma anche per il mantenimento della sicurezza, condizione essenziale in questi casi”.  “La situazione di carenza organica, obbligante condizioni di ordinario sovraorario,  potrebbe ancor più notevolmente peggiorare se, all’avvento dell’apertura del nuovo padiglione attualmente in costruzione e in grado di accogliere ulteriori 200 detenuti che si sommerebbero rai circa 430 ad oggi ristretti e tutti di elevata estrazione criminale, non farà seguito un adeguamento organico di poliziotti penitenziari, educatori e molti altri attori rientranti nello scenario lavorativo del penitenziario in oggetto” osserva Nardella chiedendo al Prefetto e alle autorità competenti di impegnarsi con urgenza a risolvere i problemi di carenza di personale nel penitenziario peligno, prima dell’apertura del nuovo padiglione.  “Al Prefetto chiediamo altresì di verificare, stante il conseguente aumento che ne deriverà di familiari e loro accompagnatori i quali, per far fronte ai colloqui visivi con il proprio congiunto recluso faranno accesso nel territorio, se gli organici delle restanti forze armate insistenti nel territorio interessato siano sufficienti a contrastare l’eventuale effetto collaterale determinato dallo status posseduto dai alcuni familiari o, come detto, loro accompagnatori e dei quali sarebbe opportuno valutarne  la possibile digressione criminale” conclude l’esponente sindacale.