“MADONNA DE RU RUMIT”, TRA RICORDI E TRADIZIONI

Il 2 luglio. Al centro dell’anno. A mezzogiorno di oggi eravamo posizionati esattamente a metà strada: 183 giorni alla fine o 182 dall’inizio. Punti di vista. Scienziati a parte, per me il 2 luglio è sempre stato legato al ricordo della “Madonna d ru Rumit”. E’ da lì che cominciava la mia estate, quando, ragazzina, mollavo l’afosa Sulmona e correvo a Castel di Sangro, per vivere e rivivere una di quelle feste che all’epoca erano parte integrante di un’allegra tradizione caste llana tra le più sentite. Una sorta di sacrilegio non andarci. Il paese c’era tutto. Non mancava nessuno. Grandi, piccoli, la banda, lo zucchero filato, le “nocelle”, il picnic, il gavettone, la frescura e la solidarietà. Eh già. Questa sconosciuta. Le famiglie usavano ritrovarsi in festa tra querce e meravigliosi alberi secolari. Quando la parola “insieme” aveva un senso, oggi relegato a quei tempi di semplicità e sofferenza. Per noi moderni al Bosco di Scodanibbio ci si arrivava con la navetta, ma nei ricordi dei meno giovani era un pellegrinaggio a piedi al santuario. A quella che è la chiesa più antica del paese, distrutta più volte e ricostruita , come racconta lo studioso Raffaele Buzzelli (link). https://www.altosannio.it/il-bimbo-del-43/?fbclid=IwAR0UfK2ggY0tEq_rRkDYGhUl-Fe2DXy-sXLoIFXaHrodyCDpA5KDhktOug8 Chi per una preghiera, chi per usanza dei tempi. Una sorta di gita fuori porta, tra sacro e profano, in onore della Madonna degli Eremiti. Nel dilemma etimologico dell’Eremita o degli Eremiti. Ecco perché la vocale finale spesso la sentivo sfumare in una /ə/, quasi a preferire un paraculesco mutismo alla scelta tra plurale e singolare. Per tutti era semplicemente la Madonna de ru Rumit’. Luogo tanto caro agli Alpini e a coloro che ancora oggi, tra sentieri e fazzoletti erbosi, tra il rifugio e l’ altare, un pezzo di vita lo ritrova annodato a quelle atmosfere da calde estati di montagna. Un appuntamento che si è sfilacciato nel tempo, ripescato negli ultimi anni, con cerimonie significative, come quella avvenuta questa mattina alla presenza degli Alpini di Castel di Sangro, del sindaco e presidente della Provincia, Angelo Caruso, con tanto di benedizione del parroco alla corona di alloro in onore dei caduti di tutte le guerre. Un appuntamento mai perduto nel cuore di quanti ogni 2 luglio con la mente tornano a sedersi al fresco degli antichi alberi.