BATTAGLIA SULLA SANITA’ TRA REALISMO E UTOPIA

Solo la deroga al decreto Lorenzin può salvare il punto nascita dell’ospedale di Sulmona e solo la revisione della rete ospedaliera può dare una nuova qualificazione all’ospedale dell’Annunziata, che da ospedale di base verrebbe promosso ad ospedale di primo livello. Sono questi i due nodi intorno ai quali è necessaria la massima coesione delle forze politiche e sociali della città e del comprensorio del Centro Abruzzo per sperare in una sanità più efficiente al servizio del territorio. E’ quanto confermato anche dall’ultimo vertice, che ieri, 13 giugno, si è svolto all’Aquila tra sedici sindaci del Centro Abruzzo e l’assessore regionale alla Sanità, Nicoletta Verì. E’ condivisibile la perplessità dichiarata dal consigliere regionale Marianna Scoccia sulla deroga al decreto Lorenzin, indispensabile per salvare il punto nascita, tenendo conto che l’adeguamento ai parametri e criteri fissati dal decreto dell’ex ministro della Salute, trasformano in “missione impossibile” la battaglia per il punto nascita. Diversa appare invece la questione dell’ospedale di primo livello. Per tale qualifica i parametri dei nuovi standard ospedalieri, fissati dal decreto del Ministero della Salute n.70 del 2015 e progettati nel 2012 dall’allora ministro Renato Balduzzi, escludono l’ospedale di Sulmona, che ha ottenuto già in deroga a tali parametri la qualifica di ospedale di base. L’ospedale dell’Annunziata, attenendosi ai parametri del decreto 70, infatti sarebbe solo un punto di primo intervento. Non si sa mai che ad una prima deroga ne segua una seconda. In politica anche l’impossibile diventa possibile ma miracoli non sono all’ordine del giorno, specie di questi tempi. E qui entra in gioco il ruolo decisivo della Regione, che deve far pressione sul governo centrale, affinché la spoliazione di servizi nelle aree interne non porti ad un loro spopolamento letale. Fin quando la Regione non agirà di conseguenza resta fondato il timore che l’obiettivo del primo livello per l’ospedale di Sulmona sia mera utopia e il timore è confermato dando uno sguardo alla sostanza delle qualifiche fissate dal decreto ministeriale del 2015, che invero non tutti sembrano conoscere o ricordare.

  • Presidi ospedalieri di base (bacino di utenza 80.000 – 150.000 abitanti), dotati di Pronto Soccorso e delle seguenti specialità: Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità sulle 24 ore (h.24) di Radiologia, Laboratorio, Emoteca. Devono essere dotati, inoltre, di letti di “Osservazione Breve Intensiva”.
  • Presidi ospedalieri di I livello (bacino di utenza 150.000-300.000 abitanti), dotati delle seguenti specialità oltre a quelle presenti nei presidi di base: Ostetricia e Ginecologia (se prevista per numero di parti/anno), Pediatria, Cardiologia con Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (U.T.I.C.), Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia.
  • Presidi ospedalieri di II livello (bacino di utenza 600.000-1.200.000 abitanti), dotati di DEA di secondo livello e di strutture che attengono anche alle discipline più complesse.