LA “MESSA DA REQUIEM” DI MOZART CONCLUDE LA STAGIONE DELLA CAMERATA MUSICALE SULMONESE

La “Messa da Requiem in re minore” di Mozart concluderà domenica prossima, 7 aprile, alle 18, la 66^ stagione della Camerata Musicale Sulmonese. Sul palco del Teatro comunale “Maria Caniglia” la Giovane Orchestra d’Abruzzo con il Coro dell’Accademia di Pescara, diretti dal maestro Pasquale Veleno ed il Gruppo Vocale 440 Hz diretto dal maestro Ettore D’Agostino. La “Messa da Requiem” è l’ultima composizione di Mozart. Rimasta incompiuta per la sopravvenuta morte dell’autore, il 5 dicembre 1791, fu completata successivamente dall’amico e allievo Franz Xaver Sussmayr. L’opera è legata alla controversa vicenda della morte del suo autore, avvenuta il giorno successivo alla stesura delle prime battute delle parti vocali del Lacrimosa. Stendhal parla di un anonimo committente (che si presentò alla sua porta nel cuore della notte con una maschera come quelle di carnevale, un mantello scuro, aria lugubre e una sacca contenente danari) che incarica Mozart, malato e caduto in miseria, di comporre in quattro settimane una messa da requiem, dietro compenso di cinquanta ducati. Secondo l’ipotesi avanzata da Stendhal, Mozart tentò di scoprire chi fosse il misterioso committente. Quando le forze cominciarono a mancargli per il duro lavoro e si rese conto di non riuscire ad identificare l’uomo, il compositore austriaco si convinse che il committente fosse un emissario dell’aldilà che lo aveva incaricato in realtà di scrivere la messa da Requiem per se stesso. Inoltre, allo scadere delle quattro settimane l’uomo si presentò per ritirare la composizione, che però Mozart non aveva ancora completato. Così, nonostante i sospetti del musicista, gli offrì altri cinquanta ducati e altre quattro settimane di tempo: inutili, poiché Mozart morirà lasciando l’opera incompiuta. Una leggenda molto famosa ma totalmente infondata vuole che sia stato il musicista italiano Antonio Salieri, invidioso del talento di Mozart, a forzare il deperimento del già malato collega. Tale leggenda è stata alimentata da Aleksander Puškin nella sua opera teatrale “Mozart e Salieri” (1830) e ripresa negli anni settanta dal drammaturgo Peter Shaffer nell’opera teatrale “Amadeus” (1978). Da Shaffer il regista MilošForman ha tratto il suo “Amadeus” (1984), film nel quale tale leggenda è, appunto, narrata. La vedova di Mozart, Constanze, delegò il completamento del Requiem a tre allievi del marito, per meglio avvicinarsi agli intenti originari: Joseph Eybler, Franz Freistädler e, infine, Franz Xaver Süssmayr. Quest’ultimo era probabilmente stato il più vicino a Mozart negli ultimi tempi e, come egli stesso ebbe modo di dire anni dopo interrogato in merito all’autenticità dell’opera, ebbe probabilmente la possibilità di suonare insieme al Maestro alcuni brani del Requiem. Il suo apporto fu quello di riordinare in modo omogeneo il lavoro dei collaboratori precedenti, e di completare i brani totalmente mancanti del manoscritto. I tre allievi riuscirono a completare il Requiem, anche se si può notare la grande differenza nel modo di comporre tra il loro e quello del grande artista Mozart.