CROCE E RAIANO, LA POLEMICA CONTINUA

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Gentilissimo Direttore,anzitutto La ringrazio per la possibilità che mi offre di esercitare il mio diritto di replica. Le assicuro che mi sarei ben guardato dall’intervenire nuovamente per difendere le verità storiche e culturali del rapporto tra Benedetto Croce e il paese di Raiano – nella certezza che gli scritti di storici e studiosi resteranno più di quanto viene scritto, da firme discutibili, su un semplice quotidiano, che sia cartaceo o virtuale -, se non fossi stato chiamato direttamente in causa dal signor Pasquale D’Alberto. Credo pertanto necessario rispondere ed insistere per fare chiarezza.
Nell’articolo pubblicato dalla vostra testata (“Croce e Raiano. La replica degli organizzatori del convegno”, 12/03/2019), D’Alberto mi accusa di aver sottolineato «presunte inesattezze circa i legami di parentela tra Angelina Zampanelli e la famiglia Rossi-Sagaria; la sottovalutazione dell’importanza di casa Sagaria; la scarsa considerazione per il lavoro svolto nel passato sul rapporto Croce e Raiano». Peccato che tali inesattezze non siano “presunte” ma “reali”, come ho già dimostrato nel mio precedente intervento su “Reteabruzzo.com” (“Croce e Raiano. La vera storia di quel rapporto”, 01/03/2019). Ora più che mai riconosco, leggendo la lettera di D’Alberto, quanto perseverare nell’errore sia “diabolico”…Il signore in questione ha scritto un articolo pubblicato sul “Centro” (“Benedetto Croce a Raiano. La storia riscoperta”, 26/02/2019) ed ha diffuso un comunicato stampa presente anche sul vostro sito (“Nascerà a Raiano un centro documentazione su (sic!) letteratura di Benedetto Croce”, 26/02/2019), riuscendo ad inanellare uno strafalcione dietro l’altro. Li elencherò qui di seguito: «Nel centro della Valle Peligna, Croce trascorse l’estate per venti anni, dal 1893 al 1913, ospite della famiglia Sagaria/Rossi. La ragione della frequentazione raianese del filosofo risiede nel legame che lo unì per tanto tempo ad Angelina Zampanelli […] imparentata con la famiglia Rossi».
È un errore clamoroso affermare che Benedetto Croce visitasse Raiano per incontrarsi con Angelina Zampanelli, imparentata con i Sagaria-Rossi. Era Croce infatti, e non la Zampanelli, che aveva legami di sangue con la suddetta famiglia, in quanto cugino di primo grado di Teresa Petroni, sposata con Valentino Rossi. Egli si recava a Raiano per visitare l’amata cugina, nel cui palazzo trascorreva i soggiorni estivi insieme ad Angelina Zampanelli, sua compagna di vita. Non c’è altra verità. Non a caso Camillo Sagaria-Rossi, discendente della Petroni e, di conseguenza, di Croce, ha reagito (giustamente) con stizza all’articolo di D’Alberto, vedendosi defraudato della sua illustre parentela.  Per saperlo sarebbe bastato degnarsi di leggere (non dico un libro, ché sarebbe chieder troppo) la lapide posta sulla facciata di Palazzo Sagaria-Rossi, in quella Raiano dove l’autore dell’articolo abita.  E poi dove starebbe scritto che Croce frequentò Raiano dal 1893 al 1913? Ci sono documenti che lo provano? D’Alberto deve aver certamente confuso le date della relazione tra Croce e la Zampanelli (morta improvvisamente nel ’13 proprio a Raiano) con quelle dei soggiorni raianesi del filosofo. Nel comunicato stampa diffuso da D’Alberto, oltre a non essere nemmeno nominata la famiglia Sagaria-Rossi, si può leggere, a proposito del legame tra Croce e Raiano: «Un rapporto riscoperto in questi ultimi anni». Questa non è affatto una “presunta inesattezza”, ma una vera mistificazione. Di questo rapporto se ne parla da oltre cinquant’anni, sin da quando il Prof. Ottaviano Giannangeli redasse, per “L’Osservatore politico letterario” (Milano-Roma, n. 10, ottobre 1964), l’articolo “Benedetto Croce a Raiano”. Nel 1966 il Professore Damiano Venanzio Fucinese pubblicò dieci lettere inedite di Croce alla cugina Teresa (una di queste, per esser precisi, è indirizzata al genero di lei, Camillo) in un articolo sulla rivista “Dimensioni” (a. X, n. 5-6, dicembre 1966), diretta dallo stesso Giannangeli (insieme a Giuseppe Rosato e Giammario Sgattoni). Furono questi due illustri raianesi ad affrontare per primi un aspetto inedito della vita del filosofo, che subito riscosse un interesse nazionale.  Nel 1991, come già ho avuto modo di rimarcare, si tenne un Convegno Nazionale di Studi, intitolato “Croce e la Cultura Meridionale” (Sulmona-Pescasseroli-Raiano), a cui parteciparono letterati ed accademici come Mario Sansone, Francesco Sabatini, Aldo Vallone, Giuseppe Papponetti ed il succitato Giannangeli, che intervenne con l’illuminante relazione “Croce e la riconquista dell’Abruzzo”, poi pubblicata nel volume “Scrittura e radici” (Lanciano, Carabba, 2002).Mi sembra di aver dimostrato sufficientemente non solo come l’articolo ed il comunicato stampa fossero pieni di inesattezze ma come, nell’ultimo intervento sulla Vostra testata, D’Alberto non abbia neanche avuto l’umiltà di riconoscere i propri errori. Egli adduce come scusa il fatto che il suo fosse un semplice articolo giornalistico e non un “trattato”… Ci tengo a fargli sapere che si può redigere un articolo di giornale e dimostrare cognizione di quanto si scrive, cosa che nel suo caso non sembra essere avvenuta.  Infine egli non trova di meglio che bollarmi come “giovane vecchio”, al contrario di quelli “veri”, riferendosi alle scolaresche che hanno partecipato alla manifestazione tenutasi a Raiano lo scorso 2 marzo. È a loro che D’Alberto sente di dover “passare il testimone” (quale, di grazia?) ed è per loro che si affanna ad “organizzare la cultura” (di cui evidentemente non è in possesso). Eh sì, perché chi lo ha preceduto, secondo lui, non ha dimostrato una capacità d’iniziativa che fosse degna di un “organizzatore di eventi” del suo calibro… A questo punto, gentile Direttore, non resta che un’idea a rincuorarmi (semmai questo fosse possibile, pensando anche solo alla memoria di Croce): meglio “giovane vecchio” che “vecchio immaturo”.RingraziandoLa ancora, La saluto cordialmente. Andrea Giampietro