VIOLENTO SISMA IN ALASKA, IL RACCONTO DI UNA SULMONESE “HO AVUTO TANTA PAURA”

Era ad Anchorage, in Alaska, ieri Stefania D’Amato, 42enne  sulmonese originaria di Pettorano, quando alle 8.30 del mattino (18.30 ora italiana) una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 7.0 ha colpito proprio quella città, la più grande dello stato americano, con epicentro a 12 km a nord e ad una profondità stimata tra i 20 e i 30km. In seguito al sisma, era stata diramata un’allerta tsunami, poi revocata. La cronaca racconta di voragini sulle strade, panico tra la gente, blackout, ingenti danni alle infrastrutture ed edifici. Ma fortunatamente nessuna vittima.
Doveva ripartire oggi per andare a Vancouver,  Stefania, che per motivi di lavoro da otto mesi vive ad Anchorage.   “Ero in casa, a dormire, quando ho avvertito questa violenta scossa. Mi sono spaventata tantissimo. Urlavo, non riuscivo a stare in piedi e vedevo oggetti che cadevano e i cassetti che si aprivano, sentivo il rumore forte delle tapparelle di plastica e ciò che mi ha impressionato di più è stato il frigorifero che, nonostante fosse incassato, si è spostato di 30 cm. Sono uscita dalla stanza, senza andare fuori dal residence, e sono rimasta insieme  ai vicini per quattro ore senza elettricità. Avevo il telefono con poca batteria, quanto basta per inviare subito un vocale alla mia famiglia a Vallelarga, frazione di Pettorano, prima che il mio smartphone si scaricasse del tutto, così da poter tranquillizzare mia madre sulle mie condizioni di salute, anche se ero nel panico, al buio e la mia voce tremava”. Ha raccontato Stefania, che siamo riusciti a contattare attraverso i suoi familiari e poi con i social. Tra un messaggio e l’altro siamo riusciti ad avere notizie da lei stessa, la quale, appena ha potuto, ha voluto raccontare queste esperienza in un videomessaggio su Facebook per ringraziare tutti i suoi amici e le tante persone che erano in ansia per le sue sorti. “I voli per ora sono cancellati ma ho saputo che le strade per l’aeroporto sono percorribili” prosegue Stefania “ Sono abruzzese e so cosa vuol dire “terremoto”, purtroppo, ma un sisma di queste dimensioni immagino che in Italia avrebbe causato vittime e disastri enormi. Le persone con cui ho parlato (la maggior parte non sono native dell’Alaska) mi hanno raccontato che in 40 anni di permanenza in questa città non hanno mai vissuto un terremoto così forte. Avevamo una radiolina da dove abbiamo appreso le notizie, perché intanto il telefono mi aveva abbandonata.
A sentire di ponti e strade crollate mi sono impaurita ancora di più, ma per fortuna non ci sono stati morti. Sono stati i secondi più terribili” ha continuato Stefania, rammaricata del fatto che prima della partenza (che dovrebbe avvenire oggi) non potrà salutare i colleghi e gli amici con i quali ha condiviso questa esperienza lavorativa ad Anchorage. Pronta però per cominciarne una nuova.