UN MUSEO STORICO DELLA FERROVIA SULMONESE, L’IDEA DAL CONVEGNO DI FERMODELLISTICA GR.940

Un museo storico delle ferrovie di Sulmona nascerà nella stazione sulmonese. L’idea è stata lanciata questa mattina in occasione del convegno promosso dall’associazione Fermodellistica sulmonese “Gr.940”, da Luisa Taglieri e Vincenzo Testa.  “Il progetto è stato pensato fin da quando ero vice sindaco della città – ha ricordato Luisa Taglieri – da quel momento ho sempre lavorato intorno a quest’idea che continuo a sostenere con tutta convinzione”. Al museo sarebbe annesso un plastico della stazione ferroviaria di Sulmona e dei materiali rotabili. “La stazione ferroviaria sulmonese ha rappresentato a lungo un nodo ferroviario strategico tra il sud e il nord d’Italia e tra Adriatico e Tirreno – ha precisato Vincenzo Testa – il museo vorrebbe racchiudere la lunga e nobile storia di questo nodo ferroviario, per renderla perenne per le future generazioni e per darci ancora quella carica ideale e di passione necessaria alla memoria ma anche per uno sguardo nel futuro, difendendo la storia ferroviaria che è patrimonio del capoluogo peligno e dell’intero comprensorio”. Al convegno è seguita una visita al deposito locomotive, con un’interessante sosta davanti a carrozze storiche, come la “controporte” o le “Corbellini”, carrozze che furono costruite tra il 1948 e il 1963 in tre gruppi principali (Tipo 1947, Tipo 1951R e Tipo 1957R) e rimasero in servizio fino agli anni Ottanta. Il nome di queste carrozze deriva da quello del ministro dei Trasporti nel periodo della ricostruzione post-bellica Guido Corbellini che, dopo averle progettate quando era capo del Servizio Materiale e Trazione delle Ferrovie dello Stato, ne ordinò la costruzione. E poi ancora la palazzina storica del Deposito locomotive, risalente al 1932 e altre testimonianze di una storia importante. Fino ad una ventina di anni fa, come è stato ricordato ancora nel convegno di questa mattina, la stazione sulmonese è stata vera e propria industria e motore dell’economia cittadina, con una consistenza di lavoratori arrivata fino a duemila unità. Oggi quell’industria è ridotta al lumicino, con poco più di un centinaio di dipendenti. Una storia da difendere e per la quale c’è ancora chi è pronto a lottare per avviare una sua nuova stagione favorevole.