CASTEL DI SANGRO, PIANA S.LIBERATA DOVE VOLANO GLI STRACCI

Bienvenidos! Oddio, per adesso manca solo il cartello, ma il passo ulteriore sarà davvero breve. Immediatamente pensi di essere finito a Bordo Poniente, la mega discarica di Città del Messico. Lo capisci dalle svolazzanti buste di plastica che si insinuano tra i piedi, o dai barattoli della Coca Cola che rotolano giù dalla piccola discesa. Non ci sono solo quelli della storica bibita che ha fatto la fortuna degli States nelle plaghe miserande del Centro America. La compagnia è allargata alle lattine Red Bull e alle mille altre marche di energizzanti miracolosi o di integratori alimentari che popolano i sogni degli sportivi in disarmo, o degli improvvisati podisti della domenica. Contenitori ovviamente vuoti e rotolanti sotto le miti bave di vento, che ti diverti a prendere a calci per farti strada. Un bustone di plastica, quello classico, enorme e nero, rischia di finirti in testa a mò di berretto, mentre riesci a schivare una cassettina in polistirolo per mozzarelle, di quel bianco ingiallito dal siero stantio che anticipa un mediocre orizzonte. Ma siamo poi davvero a Città del Messico? No, no. Ti stai addentrando sul lungo fiume di Castel Di Sangro, in quella zona che le mappe indicano come Piana Santa Liberata, certamente periferia, “zona verde e incontaminata del fiume Sangro”, la cui immagine odierna sbugiarda l’antica definizione. Un tempo doveva davvero essere così la bella “Piana Santa Liberata”, tra campi coltivati, essenze e piante acquatiche. Poi la immancabile urbanizzazione, vorticosa, caotica, spesso indisciplinata e sospinta dalla esigenza di crescita di un territorio ancora animato da un respiro potente. Infine il centro di raccolta dei rifiuti, ubicato nel bel mezzo della Piana, definito isola ecologica, terminale di un moderno sistema di raccolta porta a porta, vanto, e non a torto, dell’amministrazione comunale. Tutto bene? Nemmeno per sogno. Abbiamo Bordo Poniente dentro casa. Siamo come a Città del Messico. Il centro di raccolta di Castel di Sangro, città turistica che macina tonnellate giornaliere di rifiuti, ha perfino sistemi flessibili di apertura al pubblico, ma la gente continua ad immaginare quel luogo quasi fosse una discarica. Chiunque, quasi tutti, dal professionista serio e irreprensibile, alla casalinga, dal commerciante cinico e spregiudicato al mite pensionato, tutti, immancabilmente, depositano, gettano, lanciano perfino dalle auto in corsa, ogni genere di rifiuto ai margini dell’isola ecologica. Di notte, all’alba, al crepuscolo e al tramonto, sempre fuori dagli orari consentiti, quasi a sfregio. Mucchi di rifiuti, sacchi maleodoranti, buste sfilacciate, tavoli, sedie sgangherate, televisori in disuso e portatili di prima generazione, frigo di vecchia concezione e appendiabiti elevati al cielo. Montagne di marciume, terreno di dispute per cani, gatti e animali selvatici. Bienvenidos! Per un certo periodo e per una sorta di pregiudizio si è pensato che fosse la mano dei turisti, e diciamo pure, di quella che avesse qualche dimestichezza con la terra dei fuochi. Manco a pensarlo. Gli usurpatori di Piana Santa Liberata sono proprio loro, gli indigeni: i “Castellani”. Si dirà, e i controlli? Bè, pattuglie di Carabinieri passano e vanno oltre. Le auto verdeggianti di quello che fu il grande Corpo Forestale rallentano ma non si fermano. I Vigili Urbani? Mha… Manca il cartello, dicevamo. Bienvenidos? Ci sembra un cedimento esotico finanche generoso. Meglio “Benvenuti a Malagrotta2.” Ci sta. Mancano solo i gabbiani. Questione di giorni, poi Piana Santa Liberata resterà terra di nessuno e colonia dei volatili delle discariche!Nel segno della volteggiante illegalità
Malox

 


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