PARLA IL PADRE DEL 19ENNE MORTO A PRATOLA, SU MIO FIGLIO DETTE TANTE FALSITÀ

“Sulla morte di Antonio sono state avanzate tante ipotesi, alcune anche fantasiose, che hanno acuito ancora di più la nostra sofferenza, gettando ingiustamente ombre sulla vita di mio figlio, che era un giovane, come tanti di oggi, vivace ma senza grossi problemi”. È Agostino Di Pillo, (padre di Antonio),  59 anni dipendente della Medibev, che interviene  sulla vicenda che ha sconvolto l’intera comunità pratolana per fare chiarezza. Nel corso del sopralluogo seguito alla tragedia i carabinieri, così come confermato dagli stessi investigatori, non hanno trovato nessuna sostanza stupefacente né alcun mix chimico che farebbe pensare ad una morte dall’inalazione di sostanze, come ipotizzato da qualche giornalista in un primissimo momento. “Nella camera di mio figlio c’erano solo aminoacidi utilizzati in palestra e uno sciroppo per la tosse prescritto regolarmente dal nostro medico”, evidenzia Agostino Di Pillo, “nessun’altra sostanza è stata rinvenuta a casa e questo attesta la piena infondatezza di alcune ipotesi lanciate da alcuni organi d’informazione. La nostra è una famiglia tranquilla: mia moglie ha un negozio in paese e io lavoro da tanti anni, prima nella Campari e adesso nella Medibev nel reparto qualità. Abbiamo sempre rispettato tutti e siamo stati sempre rispettati, insegnando ai nostri figli i valori da tenere sempre presenti nella vita”. Quindi i momenti drammatici della scoperta del povero giovane ormai privo di vita. “Ricordo bene che Antonio, a pranzo, appena tornato dalla palestra, insieme ad un suo amico che non è voluto restare con noi a pranzo, aveva molta fame e aveva mangiato con voracità tre o quattro uova insieme ad un pezzo di formaggio”, riprende a raccontare il padre, “poi com’era sua abitudine è andato al piano di sopra, nella sua stanza, per ascoltare musica, ad alto volume, come faceva sempre. Alle 15.30 mia moglie, non vedendolo scendere, ha deciso di salire lei per portargli il caffè. Antonio era disteso a pancia in giù sul letto e non dava segni di vita. Sentendola urlare sono corso anch’io al piano di sopra per capire cosa fosse successo; ho cercato di rianimarlo con il massaggio cardiaco ma non c’è stato più niente da fare. Poi é arrivato mio cognato e anche lui ha provato a fare qualcosa con la respirazione bocca a bocca. Infine gli operatori del 118 che hanno fatto L’ impossibile per fargli tornare a battere il cuore. Niente da fare, il mio Antonio ci aveva lasciati per sempre”.


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