E’ TORNATO NELL’OMBRA IL FILOSOFO E GIURISTA GIUSEPPE CAPOGRASSI

E’ passato inosservato del tutto, quest’anno, l’anniversario della scomparsa del filosofo e giurista sulmonese Giuseppe Capograssi. L’illustre concittadino, annoverato tra i maggiori pensatori del Novecento e alla quale Sulmona ha intitolato piazze, scuole ed un Premio di diritto, morì infatti il 23 aprile 1956, lo stesso giorno che avrebbe dovuto prendere parte alla seduta inaugurale della Corte Costituzionale, della quale era stato nominato componente nel dicembre 1955 dall’allora presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. In quello stesso dicembre Capograssi giurò da giudice costituzionale insieme ad altri quattordici giudici. L’anno scorso, per volontà e passione di alcuni cittadini sulmonesi, il Premio di diritto è tornato in auge, dopo una pausa forzata di otto anni. Un cruccio che si è portato fino alla fine dei suoi giorni il professore Giuseppe Papponetti, che di quel Premio fu tra i promotori principali. Ad oggi non è dato sapere quale destino attenda l’importante appuntamento culturale. Vale per adesso ricordare le tappe principali della luminosa biografia del filosofo e giurista sulmonese.  Capograssi era nato a Sulmona il 21 marzo 1889, da un’antica famiglia nobile che vi si era trasferita dalla provincia di Salerno nel 1319, a seguito del vescovo Andrea, nominato pastore della Diocesi di Sulmona. Capograssi era anche nipote di Nunzio Federigo Faraglia, originario di Pescocostanzo e importante storico e filologo.  Capograssi si laureò in giurisprudenza a Roma nel novembre del 1911 discutendo la tesi di laurea “Lo Stato e la Storia”, in cui già affiorano le problematiche connesse alle interrelazioni fra individuo, società e Stato: problematiche che impegneranno tutta la sua attività di studioso. Dopo aver esercitato l’avvocatura, iniziò la carriera accademica nell’Università di Sassari, insegnò poi nell’Università di Macerata, dove venne nominato anche Rettore e quindi si trasferì nel 1938 a Padova, nel 1940 a Roma, di qui a Napoli, nell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, per un decennio, trascorso il quale si trasferì ex novo a Roma. Nel luglio del 1943 prese parte ai lavori che portarono alla redazione del Codice di Camaldoli. Fu tra i fondatori dell’Ugci (Unione giuristi cattolici italiani), di cui fu anche il primo presidente.


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