L’ALTRO BIMILLENARIO, QUANDO VENNE IL PRESIDENTE GIOVANNI GRONCHI

Era un’altra epoca storica ed era un’altra città quella che il 15 giugno del 1959 accolse il presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, ospite d’eccezione delle cerimonie conclusive del Bimillenario della nascita di Ovidio. Due anni prima la città era stata protagonista degli epici moti di “Jamme mo'”, difendendo a denti stretti ma inutilmente il Distretto militare e la propria dignità. Una città dunque entrata nel tunnel di una crisi profonda e aggrappata alla speranza di una rinascita. Ieri come oggi. I giornali dell’epoca riferiscono di un’accoglienza entusiastica, addirittura trionfale, per il Capo dello Stato, che scese dall’auto alle 19 di una domenica, davanti alla scalinata di palazzo Annunziata. Gronchi, circondato da un’ampia platea di autorità, ricevette il saluto del sindaco, il generale Alberto Ruggieri. Quindi passò in rassegna un picchetto d’onore del 17° Reggimento Fanteria “Acqui”, all’epoca di stanza nella città, mentre una fanfara intonava le note dell’inno di Mameli. “Vivissimo piacere e grande onore” espresse al Capo dello Stato il sindaco a nome della cittadinanza. A soli due anni dalla rivolta di Jamme mo’ Ruggieri auspicò “l’alta protezione” del presidente Gronchi, per una “città depressa tra le depresse”, invocandone il soccorso per “portare a compimento alcuni problemi”. Un discorso a tratti interrotto dagli applausi della folla, pronunciato accanto ad autorità come il parlamentare Giuseppe Spataro,  allora leader abruzzese della Dc e tra i fondatori del partito, il vescovo Luciano Marcante, il vice presidente dell’Accademia dei Lincei e giurista di chiara fama, Vincenzo Arangio Ruiz ed il rettore dell’Università “La Sapienza” di Roma, Ugo Papi.  Poi l’ingresso del presidente nel Teatro comunale. Ad accoglierlo nel “tempio” della cultura il presidente del Comitato ovidiano, onorevole avvocato Serafino Speranza ed un latinista insigne, Ettore Paratore, nativo di Chieti e scomparso nel 2000 a Roma, annoverato tra i massimi studiosi della letteratura latina nel dopoguerra. Prima Speranza, poi Paratore tennero discorsi ufficiali, illustrando al presidente il valore delle celebrazioni ovidiane, il programma portato a conclusione e ricordando soprattutto il grande evento del convegno internazionale di studi ovidiani che si svolse nella penultima settimana del maggio 1958. In serata Gronchi ripartì, prendendo il treno presidenziale nella stazione di Sulmona. Una giornata storica si concludeva per la città. Un’altra città, un’altra epoca storica, altri personaggi, di una levatura e di un prestigio oggi sempre più rari da incontrare. Una città, ieri come oggi, in cerca di un futuro, oggi come allora desiderosa di una rinascita, ripartendo dall’Ovidio celebrato.


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