AMARO SFOGO DEI FAMILIARI DI FABRIZIA: AUTORITA’ TEDESCHE INSENSIBILI DAVANTI AL NOSTRO DOLORE

La tragica fine di Fabrizia sarà equiparata per la legge tedesca a quella di una vittima da incidente stradale. A riaccendere attenzione sul caso della trentunenne sulmonese, unica vittima italiana nell’attentato ai mercatini di Natale a Berlino, è un servizio che appare sul “Corriere della Sera” a firma di Giuseppe Guastella.  “A poco più di due mesi dalla strage, la famiglia parla per la prima volta del dolore profondo vissuto con compostezza e della «rabbia» per il comportamento delle autorità tedesche – scrive Guastella – non riceverà neppure un risarcimento, a meno che non venga cambiata un’assurda legge del 1985 che lo esclude per i danni causati alle vittime di crimini violenti commessi «con un veicolo a motore o un rimorchio», come il 19 dicembre 2016”. I genitori e il fratello ricordano quei giorni terribili del dicembre scorso. “Dovranno passare quasi tre giorni «interminabili, senza un aiuto psicologico, soffrendo da matti, senza che nessuna autorità tedesca si presentasse a dirci qualcosa», sottolinea Giovanna convinta che già il 20 la polizia tedesca sapesse che Fabrizia era tra le vittime perché la 4 flow aveva fornito una foto di lei e una collega aveva trasmesso i suoi dati, ma «ci hanno lasciato con le altre famiglie nell’angoscia, nella vana speranza di poterla ritrovare ferita, ma almeno viva». Il 22 il risultato, nefasto, del dna. «Ci siamo abbracciati ed abbiamo pianto», ricorda Gerardo. Poi il riconoscimento visivo. Solo le insistenze dei Di Lorenzo e dei diplomatici italiani hanno permesso che il 24 la bara arrivasse a Roma con un volo di Stato e che due giorni dopo si tenessero i funerali a Sulmona alla presenza del Capo dello Stato Mattarella”. La famiglia di Fabrizia è amareggiata dal comportamento delle autorità tedesche, che si sono dimostrate insensibili e prive di spirito di umanità verso la loro tragedia e quella dei familiari delle altre vittime dell’attentato. Solo due mesi dopo l’attentato, il 17 febbraio scorso, il presidente della Repubblica Joachim Gauck ha ricevuto a Berlino i familiari di Fabrizia che hanno espresso la loro amarezza per l’inefficienza e incapacità delle autorità e la loro mancanza di sensibilità. Il presidente, sbalordito dal racconto dei familiari, ha chiesto loro scusa. Ma le critiche alla Repubblica di Germania non si limitano ai giorni successivi all’attentato ma anche ai precedenti, perché non sono state prese misure di prevenzione contro attentati terroristici, considerato l’allarme lanciato al riguardo dai servizi di intelligence. In attesa che la legge del 1985 venga mutata per le vittime dell’attentato è previsto solo un risarcimento previsto da un fondo di appena 7 milioni e mezzo per le vittime della strada. Guastella conclude il pezzo con le parole della madre di Fabrizia. «Questo mi dà una rabbia ulteriore. Come si può — protesta la signora — equiparare quello che è accaduto a un normale incidente stradale? Ci sentiamo presi in giro da chi non vuole riconoscere di aver sbagliato e non vuole evitare che quello che è accaduto si ripeta in futuro». Cosa vuole la famiglia di Fabrizia? «Che i tedeschi ammettano pubblicamente le loro responsabilità». In una parola: «Giustizia».