OPERAZIONE FENICE, AL VIA INTERROGATORI PER I SETTE ARRESTATI

Tra la giornata di oggi e quella di domani si terranno gli interrogatori di garanzia delle sette persone arrestate nelle prime ore di lunedi scorso dai carabinieri, nella cosidetta “operazione Fenice”, su ordine di custodia cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Sulmona, Marco Billi, con l’accusa di concorso in traffico illecito di ingenti quantità di sostanza stupefacenti. Quelle dei militari dell’Arma sono state indagini intense e assai complesse, basate soprattutto sulle intercettazioni telefoniche e ambientali e sui pedinamenti. Né è mancato l’apporto decisivo dei consumatori confidenti. I sospettati del traffico di stupefacenti, nonostante avessero capito di essere controllati dai carabinieri, avrebbero continuato nella loro attività, prendendo anche contromisure, come avrebbe fatto Massimiliano Le Donne che secondo quanto appurato dagli inquirenti attraverso le intercettazioni avrebbe chiamato un tecnico specializzato per bonificare da microspie la propria abitazione, così da garantirsi di non essere intercettato da carabinieri e polizia. Operazione, anche costosa, che però non avrebbe fruttato i risultati sperati, perchè una microspia collocata nell’abitazione di Le Donne non è stata mai trovata e ha continuato costantemente a fornire importanti elementi utili agli investigatori. Sempre al fine di eludere l’attività investigativa nei suoi confronti, i promotori dell’attività di spaccio per comunicare con il rifornitore principale da cui veniva acquistata la “roba” da immettere sul mercato peligno, tra Sulmona, Pratola e Raiano, con l’aiuto di piccoli spacciatori del posto, utilizzavano schede telefoniche, sostituite frequentemente, intestate a cittadini extracomunitari. Sfogliando l’ordinanza, consistente in ottantasei pagine con cui il Gip Marco Billi ha arrestato sette persone, mentre l’ottava è ancora irreperibile, tre reclusi nel penitenziario sulmonese e quattro agli arresti domiciliari, emerge che la droga veniva consegnata a credito ed una parte degli indagati era impegnata nell’attività di recupero dei crediti.


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