LA CITTÀ CHE VOGLIAMO, MOVIMENTO DEMOCRATICO SOLO CONTRADDIZIONI

  “Bruno Di Masci non è uomo ombra, perché ci mette la faccia e fin d’ora, come sempre, si assume le sue responsabilità davanti alla città, contrariamente a chi come l’ex sindaco Peppino Ranalli ha dimostrato insipienza e immobilismo, costringendo ad un gesto di responsabilità verso la città, quello di porre fine alla sua gestione, che oggi conta nostalgici nelle liste di Movimento democratico, arruolato da Annamaria Casini, che con la sua candidatura a sindaco rappresenta la prosecuzione di quell’esperienza”. E’ la reazione dei portavoce del raggruppamento “La città che vogliamo” ad un comunicato diffuso questa mattina dal Movimento democratico. “Proprio i rappresentanti più in vista della lista Movimento democratico sono autentici uomini ombra, perché si portano dietro l’ombra delle loro colpe amministrative, commesse a danno della città – chiariscono i portavoce del raggruppamento – ed è il loro modo di agire proditorio che ha provocato danni irreparabili all’amministrazione comunale, dopo riunioni tenute negli studi professionali dell’ex sindaco Peppino Ranalli, dell’ex consigliere comunale Valerio Giannandrea ed infine nello studio dell’assessore regionale Andrea Gerosolimo, per pietire l’ingresso dei suoi consiglieri comunali in maggioranza, farsi illudere di soluzioni mai arrivate, cadendo nella trappola dell’azzeramento della Giunta comunale, tenendo la città in ostaggio per un mese e infine ricevendone solo una cocente delusione, portando al naufragio la Giunta e la consiliatura. A riprova di tutto ciò gli ex consiglieri comunali Gianfranco Di Piero, Daniele Del Monaco, Alessandro Pantaleo, Luigi Santilli, tutti fedeli all’assessore Gerosolimo, hanno mandato a casa l’ex sindaco Ranalli. Ora però stanno di nuovo tutti insieme, nella stessa coalizione”. Passando all’esame delle altre questioni il raggruppamento del candidato sindaco Bruno Di Masci ricorda che la rotazione dei dirigenti comunali sarebbe avvenuta con tutta regolarità se fosse stata concertata nella maggioranza ed è proprio l’assenza di metodo corretto che ha finito per paralizzare la macchina comunale, altra responsabilità dell’ex sindaco Ranalli e del cerchio magico composto dai suoi cattivi consiglieri. In più l’ex sindaco Ranalli ha lasciato allo sbando la macchina comunale per essere stato l’unico sindaco a non conferire posizioni organizzative (Apo). Sulla questione centro storico venne invece approvato con voto unanime un emendamento proposto dall’ex consigliere comunale Enea Di Ianni, per la riqualificazione dell’area antica della città e vennero previsti anche incentivi alle attività economiche nel centro storico. Per il regolamento di fiere e mercati fu senza frutto l’operato dell’ex assessore Stefano Goti. Lo stesso cui va ascritto il “merito” di lavori oggi bloccati nelle scuole e di fondi post terremoto fermi. Ed invece l’ex assessore Aldo Milan, ingiustamente accusato dagli arroganti esponenti Md, ha dato impulso decisivo alle norme tecniche di attuazione del Prg e al Piano tratturi. Il caos culturale, che Md imputa senza fondatezza alle responsabilità dell’ex assessore Luciano Marinucci, è un altro prodotto dell’ex sindaco Peppino Ranalli. Infatti per contentare tutti ha scisso in tre parti la delega alla Cultura, affidata a Marinucci, attribuendo i Grandi eventi all’ex vice sindaco Luisa Taglieri e il Bimillenario Ovidiano all’ex presidente del Consiglio comunale, Franco Casciani. “Sui fondi per la Giostra Cavalleresca, sui quali Md racconta altre grossolane sciocchezze, va precisato che nell’ambito di una redistribuzione di risorse fu tutto il settore culturale ad avere una riduzione, per prevedere somme a beneficio di categorie bisognose di cittadini, particolare che Md finge di non sapere o non ricordare”. I portavoce del raggruppamento concludono sostenendo che i nostalgici del recente passato, candidati nella lista Movimento democratico, farebbero meglio a meditare sulle loro responsabilità e non invece a scaricarle su altri. Inoltre la loro presenza accanto al duo Casini-Gerosolimo è attestato lampante di continuità con un periodo fallimentare, segnato da quelle contraddizioni a tutti note che si portano dietro e dentro la coalizione che sostiene Casini.