EMOZIONI E RICORDI NELLA CERIMONIA SOLENNE IN ONORE DI FRANCO LATTANZIO A PACENTRO
Emozioni, orgoglio e ricordi sempre vivi nel cuore di chi ha voluto bene a Franco Lattanzio, maresciallo dei carabinieri, classe 1968, originario di Pacentro, che morì nell’attentato a Nassiriya esattamente dieci anni fa. “Nonostante siano passati dieci anni, sembra che sia successo ieri. La gente, i colleghi di mio fratello Franco, l’arma dei carabinieri sono sempre qui, insieme a noi. Nonostante il dolore non va via, vedere tante persone ancora oggi vicino a noi ci dà conforto, l’arma dei carabinieri in primis non ci ha mai abbandonati e ne siamo orgogliosi. Oggi questa cerimonia lo dimostra: Franco non è morto, è vivo, e siamo contenti di ricordarlo con serenità ed orgoglio”. Queste le parole del fratello Antonio, commerciante molto conosciuto a Sulmona, presente alla commemorazione insieme a Rosaria e Bambina, due delle quattro sorelle (Amelia è in Australia, Silvana in America). Gli brillano gli occhi ad Antonio quando parla di suo fratello Franco, come gli diventano lucidi di emozione quando racconta che anche suo figlio Giuseppe indossa la divisa dei carabinieri. “Sta seguendo le orme di suo zio e sta proseguendo quella strada che per mio fratello è stata interrotta. Siamo fieri e contenti che Giuseppe abbia scelto con coraggio e serenamente di intraprendere la carriera, portando in alto il nome dei Lattanzio. Non ci siamo spaventati quando ci ha annunciato questo suo desiderio” continua Antonio, “proprio come non aveva paura Franco, nemmeno Giuseppe si tirerà indietro se dovrà partire in missione: perché i carabinieri” dice “sono coraggiosi. Nella vita bisogna essere forti e mai pensare che le cose debbano farle sempre gli altri, perché gli altri siamo noi e bisogna avere coraggio di fare scelte anche rischiose”.Una solenne cerimonia a cui hanno partecipato il Prefetto Francesco Alecci, il Procuratore capo di Sulmona, Giuseppe Bellelli, il Comandante della Legione Carabinieri “Abruzzo”, Generale Michele Sirimarco, insieme ai vertici dei carabinieri provinciali e locale. Non sono voluti mancare il sindaco Guido Angelilli, il presidente della Provincia, Antonio De Crescentiis, le autorità civili e religiose insieme alla comunità intera di Pacentro, amici, colleghi e parenti.
Prima la benedizione del parroco nella cappella cimiteriale, dov’è sepolto il Maresciallo Franco Lattanzio, tra il tricolore, le note del silenzio e le parole del generale Sirimarco, il quale, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza di mantenere vivo il ricordo e il sacrificio di Franco Lattanzio “siamo orgogliosi di lui” ha detto, menzionando tutti coloro che sono deceduti in quella strage in Iraq, tra cui un ufficiale dell’Esercito Italiano, un militare rumeno e tre marescialli dell’Arma dei Carabinieri in servizio nella la missione “Antica babilonia”.
In rappresentanza dello Stato, il Prefetto Alecci, ha affermato che “quell’evento come quello precedente in Iraq sono rimasti nella storia di una missione che lo Stato sta compiendo all’estero per la tutela di valori di democrazia e di libertà in paesi che purtroppo soffrono e non li conoscono”; quanto al Maresciallo Lattanzio:”Aveva una vitalità enorme. Quei ricordi nella cappella cimiteriale sono segno di dinamismo, significa che univa la vitalità alla serietà del suo lavoro presso tanti reparti”. Ricorda la carriera del maresciallo e il fatto che lavorasse con incarichi delicati, nel Nucleo investigativo a Chieti. “Oggi vedo tanti carabinieri in congedo qui. E’ una fortuna appartenere a un’ istituzione come l’arma dei carabinieri che forma e abitua a tutelare il popolo Italiano,il quale ha bisogno delle forze dell’ordine. I carabinieri hanno la capacità fortissima di rimanere al fianco dei familiari di coloro a cui hanno strappato la vita ed è di grande conforto”. Con la deposizione della corona di alloro al monumento ai caduti, nella villa comunale del paese, si è conclusa la cerimonia, lasciando spazio alla celebrazione della messa nella chiesa principale di Pacentro, dal vescovo Angelo Spina. Tante le parole di un’intera comunità peligna che sia nella piazza virtuale dei social che in quella reale, hanno testimoniato, tra ieri e oggi, il ricordo sempre vivo di un ragazzo buono e benvoluto, morto troppo presto.