REFERENDUM, COMITATI “ESITO A SULMONA: LE BATTAGLIE HANNO SMOSSO LE COSCIENZE SU TEMI AMBIENTALI”

“L’esito del voto nella nostra città, dimostra che le battaglie sulle opere impattanti e imposte, hanno contribuito a prendere maggiore coscienza sui diversi temi ambientali ed esprime la volontà e l’impegno di mobilitarsi al momento opportuno.” Commentano così i comitati ambientalisti sulmonesi, all’indomani di quel 35,60% di cittadini che nel capoluogo peligno si sono recati alle urne per votare il quesito referendario. “Un risultato soddisfacente superiore alla media nazionale (31,19)” affermano i comitati che tengono a ringraziare, in una nota, non solo i sulmonesi che sono andati a votare, ma il coordinamento “Sulmona vota SI per fermare le trivelle” (a cui hanno aderito loro stessi), esprimendo “riconoscimento per il lavoro svolto dal coordinamento”. Scrivono che  “per il mancato raggiungimento del quorum (lo si è raggiunto solo in Basilicata che conosce l’amara realtà delle trivelle), molto si deve al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, che lo ha boicottato sin dall’inizio decidendo di non accorparlo alle prossime amministrative (1370 comuni, tra i quali Roma, Milano, Napoli, Cagliari, Torino, Bologna, Brindisi), disponendo una data molto vicina che ha impedito una approfondita informazione nella campagna referendaria. Poi ha proseguito con l’invito all’astensione, supportato anche da Napolitano.  Questo comportamento, da parte di un membro del Governo e di un Presidente emerito della Repubblica italiana, è un grave atto di irresponsabilità politica e di delegittimazione democratica.

Il  Governo Renzi vacilla e, per le prossime amministrative, non spira certo un vento ad esso favorevole: perché rischiare, allora, di perdere in una sola tornata elettorale amministrative e referendum? Meglio separare le due consultazioni. E come non sottolineare l’ipocrisia e la malafede, peraltro, con  le quali il Presidente del Consiglio ha anche affermato che “E’ stato inutile buttare via 300 ml. di euro (eccessivi, ma è quanto dichiarato da Renzi) per questo referendum quando la prima cosa che viene chiesta alla Regioni è di abbattere le code per la sanità. Con quella cifra avremmo potuto acquistare 350 nuove carrozze per il trasporto pendolare”. Nessuno glielo avrebbe impedito, ma con il suo no all’election-day ha semplicemente scelto la formula che più gli premeva: scongiurare una sconfitta certa!

All’indomani dell’esito referendario, con il quale si chiedeva di abolire la norma che consentiva concessioni alle trivelle a 12 miglia dalla costa di rimanere attive sino all’esaurimento del giacimento, si continuerà ad estrarre petrolio e gas, ma poco al giorno, per rimanere sempre nei quantitativi che consentono alle società petrolifere di non superare la quantità stabilita così da non versare un solo euro nelle casse dello Stato! Nel contempo, il Governo persevera nell’ ignorare che aziende petrolifere continuano ad estrarre, senza autorizzazione, in 5 piattaforme entro le 12 miglia scadute da alcuni anni, violando la norma che prevede che siano prorogate le concessioni vigenti e non quelle già scadute. Ma, all’esultanza per il quorum non raggiunto, Renzi dovrebbe anteporre una profonda riflessione: oltre 13 milioni e mezzo di italiani che hanno votato “Si” hanno espressamente chiesto al Governo un cambio di passo nella politica energetica del Paese. Intanto lo scandalo petroli si allarga: dalle dimissioni dell’ex Ministro Guidi, l’inchiesta della Procura di Potenza arriva in Calabria e anche nella nostra Regione per i rifiuti petroliferi smaltiti.

Domenica, intorno alle 19,30 ironia della sorte, proprio nelle ore in cui si votava sul referendum contro le trivelle, senza arrivare al quorum, c’è stata un’esplosione nell’impianto di raffineria Iplom che ha affermato che l’incidente si è verificato  mentre era in corso il trasferimento di greggio da una nave nel Porto Petroli di Multedo. Una tubatura si è spaccata e  migliaia di litri di greggio si sono riversati in gran quantità nel torrente Polcevera.

E adesso a Genova è emergenza ambientale:  un’ennesima dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, dei grandi rischi per l’ambiente e per la salute provocate dalle energie fossili, tanto antieconomiche quanto pericolose.

Il 22 aprile prossimo, si aprirà l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici alla firma degli Stati (sino ad ora 155 Nazioni hanno confermato). Sarà presente anche l’Italia, uno dei Paesi firmatari dello stesso che è basato sulla decisione di uscire dalla dipendenza delle fonti fossili: per quanto tempo ancora il “verde” Renzi  si ostinerà a sostenere un sistema energetico ormai “scaduto” e in declino, anziché investire sulle rinnovabili?”