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AVEVANO DIVULGATO LE FOTO DELLA LORO AMICA NUDA, LA CASSAZIONE LI ASSOLVE

La Corte di Cassazione, rigettando il ricorso presentato dal pubblico ministero del Tribunale dei minori di L’Aquila ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria che vedeva 10 minorenni di Sulmona accusati di divulgazione di materiale pedopornografico per essersi scambiati la foto di una loro amica 14enne, senza veli. La decisione della Suprema Corte è stata resa nota oggi dai legali dei minori coinvolti: Teresa Nannarone, Alessandro Margiotta, Alberto paolini, Fabio Ranalli, AnnaSara Di Pietro, Uberto Di Pillo, Adele Buccini, Germano Chiaverini e Antonietta Pace. Era gennaio del 2013 quando una trentina di ragazzi di Sulmona e dei paesi del circondario, quasi tutti minorenni, dovettero presentarsi nella caserma dei carabinieri per spiegare da chi avessero avuto alcune foto che ritraevano nuda una 14enne del posto. All’inizio sembrava un gioco, figlio delle contraddizioni di un mondo giovanile che utilizza internet in maniera disinibita e fuori da ogni controllo, tanto che era stata la stessa minore a farsi fotografare e a mettere in giro gli scatti. Poi le immagini che ritraevano completamente nuda la 14enne, in pochi giorni, finirono sui telefonini dei suoi compagni di classe e poi su quelli di mezza città, e i genitori si recarono in caserma per fermare la macchina del fango che era partita nei confronti della figlia e chiedere che i colpevoli fossero puniti. Il procedimento giudiziario che ne è scaturito si è concluso con la sentenza di non luogo a procedere  del Gup del tribunale dei minori nei confronti dei 10 imputati. Sentenza alla quale ha fatto ricorso in Cassazione la procura presso il tribunale dei minorenni, secondo cui nel comportamento dei giovani poteva essere ravvisato l’incremento della diffusione della pedopornografia. Oggi  la Suprema Corte ha chiuso definitivamente la vicenda penale respingendo il ricorso e assolvendo definitivamente i 10 ragazzi. Una vicenda che comunque prosegue dal punto di vista civilistico con la richiesta di 600 mila euro da parte dei genitori della minore, a titolo di risarcimento dei danni morali e psicologici subiti dalla figlia. Soldi che pretendono dalle famiglie dei dieci ragazzi coinvolti e appena assolti dalla Cassazione. Sebbene, a questo punto, la decisione della Suprema Corte non potrà non pesare anche su questo ulteriore  procedimento.