TERREMOTO: LA CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA LE ORDINANZE CHE HANNO PORTATO IN CARCERE GLI IMPRENDITORI SULMONESI SALVATORE E DI MEO

La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi di Francesco Salvatore e Panfilo Di Meo, difesi dall’avvocato Alessandro Margiotta e dall’avvocato Antonio Fiorella, annullando le ordinanze cautelari impugnate con rinvio al Tribunale dell’Aquila per nuovo esame. I giudici della Cassazione hanno riconosciuto fondate le ragioni della difesa che con un primo ricorso in appello aveva contestato la nullità dell’interrogatorio di garanzia e la conseguente inefficacia delle misure per violazione del diritto di difesa, avendo tra l’altro il Tribunale negato all’indagato Francesco Salvatore di rendere dichiarazioni spontanee nonché la nullità per erronea applicazione di legge processuale non avendo fissato la scadenza delle misure applicate. Con secondo ricorso presso il Tribunale del Riesame, i difensori dei due costruttori sulmonesi avevano, inoltre, evidenziato la incompetenza territoriale del Tribunale dell’Aquila, la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza e la carenza delle motivazioni dedotte dal Riesame anche in ordine alla omessa valutazione delle prove prodotte dalla  difesa. In sede di Cassazione sarebbe emerso che nel fascicolo di indagine sussistevano circostanze  e documentazioni a favore degli indagati sembrerebbe disattese dal Tribunale del Riesame, comprovanti che la Salvatore e Di Meo non ha posto in essere alcuna azione vessatoria e di sfruttamento nei confronti dei lavoratori distaccati, risultati tutti regolarmente assunti e per i quali corrispondeva la somma di circa €.2.500,00/mese. Inoltre sarebbe stato riscontrato che tutti i lavoratori rumeni distaccati presso le imprese italiane,  osservavano un orario di otto ore lavorative, tutti disponevano di assistenza sanitaria, e soprattutto non subivano discriminazione alcuna ed alloggiavano in due appartamenti di pregio completi di ogni servizio. I due erano stati arrestati il 30 luglio scorso su ordinanza di custodia del Gip del tribunale dell’Aquila, insieme ad altre quattro persone nell’ambito dell’inchiesta “Social dumping”, su presunti sfruttamenti della manodopera straniera utilizzata nell’ambito della ricostruzione post-terremoto. “Le accennate circostanze erano già emerse in sede di incidente probatorio del 30 settembre”, fanno sapere i legali dei due imprenditori sulmonesi, ” ove in sede di interrogatorio gli operai hanno escluso categoricamente ogni sfruttamento confermando di essere regolarmente assunti, di avere verificato la regolarità contributiva, di disporre dell’assistenza sanitaria, di osservare un  orario di otto ore e di non effettuare straordinari”. Ulteriori elementi a difesa degli indagati sono emersi dalle risultanze della  Rogatoria internazionale richiesta dal Tribunale che ha confermato la regolarità e la piena operatività dell’impresa rumena distaccante che aveva posto in essere regolari contratti di assunzione ed ottenuto il prescritto Modello A1 per ogni operaio affinchè quest’ultimi fossero autorizzati ad esercitare attività lavorativa in Italia. Non solo. In sede di giudizio di Cassazione il Procuratore Generale ha chiesto l’annullamento dei provvedimenti resi poiché difetterebbero del requisito circa la motivazione in ordine alla sussistenza degli elementi principali del reato di cui all’art. 603 bis vale a dire la minaccia e lo sfruttamento. In altre parole da tali conclusioni non si ravvederebbe il reato contestato. Naturalmente soddisfatti gli indagati Panfilo Di Meo e Francesco Salvatore “Finalmente abbiamo avuto la possibilità di esplicare compiutamente le nostre ragioni e di esibire documentazione comprovante  la nostra estraneità ad ogni ipotesi di reato che ci è stata contestata”, affermano i due imprenditori sulmonesi, “questo primo importante risultato è dedicato alle nostre famiglie, un ringraziamento particolare anche agli avvocati Margiotta che ci hanno assistito e ci sono stati vicino in momenti difficili. Siamo pronti a confrontarci in ogni sede e certi che la verità sarà accertata”. “A questo punto il Tribunale dell’Aquila in sede di rinvio dovrà tenere conto di quanto deciso dalla Cassazione e quindi emettere nuovo verdetto sulla base dei principi tracciati”, fanno sapere i legali dei due costruttori. “In difetto l’impugnata Ordinanza cautelare perderà ogni suo effetto con ovvio conseguenze  in ordine all’esito del processo”.

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