CAMPO78, LA STORIA DEI PRIGIONIERI AUSTRALIANI NEL LIBRO “THE AUSSIE CAMP”

La scoperta, tra i graffiti in una delle baracche nel Campo78dello stemma dell’Australian Commonwealth Military Force ( nota come The rising Sun, il sole nascente), alcune testimonianze e soprattutto l’incontro con una signora sulmonese, la quale da bambina aveva donato del cibo a un prigioniero australiano, che poi il destino incredibilmente le ha fatto rincontrare per caso in un viaggio proprio nella terra dei canguri. Sono stati questi elementi, legami fondamentali tra i due mondi, che hanno alimentato l’entusiasmo di Gabriella Di Mattia, sulmonese di origine australiana, convinta che nel campo di Fonte d’Amore i detenuti non fossero solo inglesi, come finora si è ritenuto, ma anche australiani.“E’ da qui che è partita la mia ricerca nella storia del campo78” ha affermato l’autrice del libro “The Aussie Camp”  presentato ieri sera nell’auditorium del centro diocesano pastorale di Sulmona, alla presenza del Console dell’Ambasciata di Australia in Italia, Louise Madeleine Smith, la quale ne ha firmato l’introduzione, che ha letto durante la cerimonia. Si sono susseguiti, inoltre, di fronte a una numerosa platea, nella conferenza moderata dallo studioso Fabio Maiorano, gli interventi del vescovo Angelo Spina,  del vicepresidente della Fondazione Carispaq, Domenico Taglieri, dell’editore Franco Cavallone (Accademia degli Agghiacciati), del vicesindaco, Luisa Taglieri, dell’avvocato Lando Sciuba, che ha aiutato Di Mattia nella sua ricerca storica per la stesura del volumetto.  Tutti d’accordo nel sottolineare l’importanza di mantenere viva la storia del nostro territorio. Nel libro, in due parti (una in italiano e una in inglese)  e diverse prefazioni, è riportata la storia dei prigionieri australiani: 150 nel 1941, nel primo blocco giunto a Sulmona, a cui si aggiunsero 50 prigionieri con due generali britannici che si trovavano in un campo di transizione a Capua. Nel 1942 ne arrivarono 253, di cui 50 erano ufficiali. “Ho parlato nello specifico di alcuni personaggi e raccontato testimonianze dei figli di alcuni dei detenuti” ha spiegato l’autrice “Ho voluto ridare nome e nazionalità ai detenuti, che facevano parte dell’ottava armata dell’esercito coloniale del Commonwelt. Ho cercato di capire chi erano, da dove venivano, come sono arrivati a Sulmona e che fine hanno fatto. Sono stata contenta di aver ridato alla mia terra di origine un pezzo della sua storia”. Un volume che si avvale del contributo della Fondazione Carispaq, non in vendita, dunque, ma veicolo, nella serata, della raccolta di offerte destinate a sostenere la messa in sicurezza della “Baracca degli Australiani” nel campo78.

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In chiusura è stata letta una lettera della figlia di un prigioniero australiani, che quest’estate aveva visitato il campo di Fonte d’Amore, per ringraziare a nome della comunità l’autrice del libro per aver dedicato alla storia della loro terra forza, passione e ricerca.

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