GIALLO COLABRESE, SI CERCA L’ASSASSINO DI GIUSEPPE

 Ora si lavora sull’ipotesi di omicidio volontario per la morte di Giuseppe Colabrese, il ventisettenne originario di Sulmona, scomparso da casa dall’agosto scorso, per trascorrere un periodo di vacanza in Liguria. La procura del tribunale di La Spezia ha aperto un fascicolo sul caso ipotizzando l’omicidio volontario.  Al momento l’inchiesta è contro ignoti. Non si esclude che nei prossimi giorni possa essere contestato anche il reato di occultamento di cadavere.  La decisione del sostituto procuratore Claudia Merlino  è strettamente legata all’esito degli esami del Dna con i quali è stato accertato che  il corpo ritrovato in un dirupo all’interno di un bosco nella frazione di Romito Magra nel comune di Arcola (Sp) appartiene proprio a Giuseppe. Ma nelle scorse settimane anche la Procura di Sulmona aveva aperto un fascicolo per violenza privata, un reato ipotizzato esclusivamente per procedere allo svolgimento delle indagini dopo che i genitori, il 31 agosto, avevano denunciato la scomparsa del figlio. “Ora vogliamo conoscere la verità. Vogliamo sapere cosa è successo e chi lo ha ucciso” fa sapere tramite il suo legale, Federica Benguardato del foro di Teramo, la madre del giovane, Annarita Grossi, che ha sperato fino ad oggi di poter riabbracciare il figlio. Secondo il legale ci sarebbero troppi buchi neri nella storia, dalla sua improvvisa scomparsa, alle modalità con cui è avvenuto il ritrovamento del corpo, del tutto casuale, in un bosco molto pericoloso frequentato da cinghiali e da arnie. “Lui che aveva paura degli animali e che non amava fare passeggiate da solo”, sottolinea l’avvocato Benguardato che presiede anche la sezione abruzzese dell’associazione Penelope. “E poi perché indossava scarpe nuove appena comperate? E i pantaloncini corti in un posto così impervio? Quesiti ai quali la famiglia vuole delle risposte. I suoi genitori sono distrutti, non accettano di aver perso il maggiore dei figli solo 27enne, in questo modo così assurdo è pieno di perché”. Giuseppe Colabrese, descritto da chi lo conosceva come ragazzo molto riservato e tranquillo, era partito da Rivisondoli, paese di origine della madre, con il treno ai primi di agosto per raggiungere un suo amico, Francesco Del Monaco in Liguria dove avrebbe trascorso un breve periodo di vacanza in sua compagnia. “C’è un buco nero in questa storia”, riprende Benguardato, “l’amico infatti, sostiene che Giuseppe non ha dormito da lui ma in un B&B, e di averlo incontrato solo al suo arrivo e mai più rivisto. Il fatto strano è che nonostante i nostri sforzi e i tanti volantini affissi tra La Spezia, Genova e Romito Magro, nessuno, in quei giorni, ha visto Giuseppe, e nessun proprietario di  B&B pare lo abbia ospitato”. “Di sicuro in quel bosco di cui non conosceva l’esistenza non ci è andato da solo”, conclude il legale della famiglia Colabrese, “L’impressione è che sia stato ucciso in un posto e poi trasportato  nel luogo del ritrovamento da una persona che conosce bene la zona e che sapeva che il corpo non sarebbe mai stato ritrovato perché a farlo sparire ci avrebbero i pensato i cinghiali. Cosa che sarebbe avvenuta se quei cacciatori che lo hanno ritrovato, non si fossero spinti, per pura casualità,  fin in quel dirupo”.

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