“AGUANTE ANNIBAL”

“Ogni vita è quattro. Quattro sono gli elementi e solo quattro le esperienze che si possono vivere in solitudine”. Quattro capitoli in cui a fare da leitmotiv sono le età dell’Acqua, del Fuoco, della Terra, e dell’Aria. Ogni posto ha un nome. Ogni frase finale, come dei punti e a capo,  richiama le fasi di quel viaggio inteso come evoluzione spirituale di un personaggio che non viene mai chiamato per nome.  Con un salto narrativo, attraverso neologismi fantasiosi, come “andatura steppante”, e anafore che ne scandiscono il ritmo stilistico, si passa dallo studente universitario di una Roma anarchica da centri sociali e manifestazioni, al Fuoco di un Sudamerica di lotta e malinconia, dove il protagonista affronta esperienze al limite della legalità. E ancora dalla santa e polverosa Terra di Gerusalemme, dove scopre di essere bravo in un mestiere, al cuore ventoso e profetico di Lisbona, in cui si fa spazio il rapporto con l’infinito, evocando quell’antica concezione secondo cui le colonne d’Ercole fossero il limite estremo del mondo conosciuto.

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E’  “Aguante Annibal”, libro edito dalla casa editrice aquilana Portofranco, presentato lo scorso week end  a Sulmona dall’autore abruzzese e romano d’adozione, Walter Miraldi, convinto della forza e della qualità delle piccole case editrici, insieme a Eraldo Guadagnoli della libreria “Punto e a Capo”, che ha ospitato l’evento.

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Il tema del viaggio è sempre presente e ritorna. Il personaggio tenta di mettere radici, ma non ci riesce. Le frasi finali di ogni capitolo non sono punti fermi, ma indicano continuità, quell’evoluzione dove Aguante, termine spagnolo che indica resistenza e pazienza, diventa una sorta di grido di battaglia, uno stile di vita, un continuo barcamenarsi tra la lotta e la pazienza, tra la vittoria e la sconfitta della vita: una dicotomia in cui il personaggio resta sempre sé stesso, nonostante i contrasti, il mettersi in discussione, come afferma lo scrittore, raccontando che in queste pagine, non autobiografiche, le storie s’intrecciano e le esperienze lasciano un segno significativo. Il rapporto con le donne, con la malattia, con le domande sulla religione, quello ambivalente con il territorio (si percepisce l’entroterra abruzzese), con il piccolo paese a cui guarda con nostalgia. L’esordio del commento personale al suo libro è stato affidato alla solidarietà per lo scrittore Erri De Luca, schierandosi con la libertà di parole e il fronte del no Tav e no Ombrina, passando poi a dialogare con il pubblico, in uno scambio di domande e curiosità, in un clima piacevole e raccolto, tra letture, dediche e scaffali dal profumo di semplice cultura.

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