OVIDIO CORONA DI AGLIO, IL DIBATTITO CONTINUA

Signor Direttore
ho seguito con attenzione, e con un certo sconcerto, il dibattito che si sta aprendo intorno alla vicenda della corona di aglio rosso sulla testa della  statua di Ovidio e la conseguente denuncia dell’avv. Colaiacovo che chiede al giudice di
vietare l’uso dei prodotti della terra per “inquinare” i simboli della cultura  locale. Mi sembra strano che si possa iniziare e proseguire un dibattito su una  vicenda così localistica mentre urgono problemi molto più seri.
D’altronde, se si volesse entrare nel merito, Ovidio, in tutta la sua  opera, si dimostra orgoglioso di appartenere ad una terra “ferace”, che produce prodotti di  eccellenza, che è parte della sua tradizione famigliare e fonte della sua ispirazione. Avrebbe assistito al dibattito in corso con la necessaria ironia e con  uno sguardo compassionevole rispetto ai benpensanti scandalizzati per così poca cosa. Piuttosto, per restare ad Ovidio, a me preoccupa un’altra cosa. Siamo a due anni dal bimillenario. Sarebbe il caso di lavorare su temi  più “universali” per porre la questione del bimillenario all’attenzione nazionale. Nei mesi scorsi l’intellettualità e le istituzioni culturali sulmonesi
hanno ricevuto un formidabile assist: la proibizione, da parte della Columbia University,   della lettura e lo studio dell’Ars Amatoria di Ovidio, in quanto nociva “… per la  formazione e per l’equilibrio emotivo degli studenti”. Un caso di vera e propria censura nella patria del liberalismo, che ha richiamato l’attenzione nazionale di studiosi e
quotidiani. Ebbene: purtroppo nessuna voce si è levata dal mondo della cultura  sulmonese per entrare nel dibattito e focalizzare l’attenzione su Ovidio, Sulmona  ed il bimillenario. Questa si un’occasioone perduta. La polemica su Ovidio e la corona di aglio rosso, invece, resterà negli  annali, purtroppo, del pettegolezzo cittadino.

Grazie dell’ospitalità

Pasquale D’Alberto
Operatore culturale – Raiano