LA FIGLIA DEL BOSS: “NON FATELO MORIRE IN CARCERE”

E’ un appello disperato quello che lancia Teresa Tuccillo, perché il padre, Gennaro, detenuto e malato gravemente possa morire fuori dalla sua cella nel penitenziario sulmonese. “Più malata di lui è la giustizia, quella assopita, quella indifferente, quella disumana – sostiene la donna – temo che mio padre morirà nelle mani dello Stato, di quello Stato che avrebbe dovuto punirlo per i reati commessi, ma anche curarlo”. L’uomo è afflitto da malattie gravi. Al cancro si aggiungono altre malattie di cui soffre già da tempo, come l’epatite cronica, il diabete mellito,  la calcolosi e l’ernia addominale. “Mio padre non deve stare in carcere – ripete Teresa – perché non può rimanervi ancora. Lo hanno detto anche i sanitari della casa di reclusione di Sulmona”. Infatti nel penitenziario non sarebbero praticabili cure adeguate e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, considerato che  anche  nella rete carceraria, riguardo a quelle specifiche patologie, non esistono istituti capaci di garantire condizioni tali da rendere compatibile il regime detentivo con lo stato di precaria salute patito da Tuccillo, ne ha disposto il trasferimento presso l’Ospedale civile dell’Aquila. Successivamente l’uomo è stato ricoverato nel SS.Annunziata di Sulmona. Ma qui il detenuto non può essere ospitato, perché, anche in questo caso, non può essere garantita una degenza lunga. “Questa situazione è stata fatta presente dai legali di mio padre, con istanze rivolte all’ufficio di Sorveglianza dell’Aquila di ricovero urgente presso strutture altamente specializzate – spiega la figlia – i legali hanno presentato anche istanze  di differimento pena con procedura d’urgenza e dopo anche di sospensione della esecuzione della pena”. Ma decisioni, tanto sospirate e attese, non ancora vengono dai magistrati a cui le istanze sono state rivolte. “I medici lo hanno detto con chiarezza, mio padre rischia una morte improvvisa, le sue condizioni peggiorano ogni giorno di più – sottolinea Teresa – mio padre è condannato a morire”. Teresa spera nel senso di umanità dei magistrati chiamati ad una decisione, che non può attendere tempi lunghi. Il suo appello, pieno di dolore e di rabbia, è l’ultimo tentativo perché Gennaro Tuccillo possa morire, alleviato almeno dei dolori terribili che ora lo affliggono e trascorrendo almeno gli ultimi giorni di vita non in cella ma in un letto d’ospedale, assistito come ogni altro malato terminale.