PUNTO NASCITA, SILVERI “NON C’E’ NIENTE DA FARE” E PENSA AL DOPO CHIUSURA

“Sul punto nascita non c’è niente da fare”. Lo ha detto subito, senza mezzi termini, il direttore generale della Asl1, Giancarlo Silveri, in esordio dell’incontro durato oltre due ore, dalle 15 di oggi, con una delegazione del comitato pro punto nascita (come promesso lo scorso 21 aprile clicca), alla presenza del direttore sanitario Tonio Di Biase, all’ultimo piano dell’ala vecchia dell’ospedale peligno, proprio accanto al reparto Maternità destinato alla soppressione il 30 ottobre prossimo e non più il 30 giugno (come da nuova delibera firmata nei giorni scorsi).  “Oggi qui è impropria la mia presenza” ha detto “ma ho il dovere morale di rapportarmi con la comunità per guardare al futuro e invitarvi a riflettere”. Ed è proprio al futuro prossimo, quello dopo la chiusura, che s’incentra il suo discorso, prima di rispondere alle domande delle quindici persone presenti. Spiega di aver messo a punto, con i tecnici e medici al tavolo di venerdi scorso a Pescara della Commissione preposta alla riorganizzazione dei punti nascita dell’Abruzzo, una proposta che prevedrebbe, a regime di reperibilità immediata, nell’ambito di 20 minuti di raggiungibilità, nei pronto soccorsi di Sulmona e Castel di Sangro, la presenza di un medico ginecologo, di un’ostetrica e di un pediatra che arriverebbero, secondo turnazione da stabilire, dai nosocomi di Avezzano e L’Aquila,  creando un locale con attività ginecologica (non una Casa Parto in quanto non è fattibile per legge).  “I medici saranno bravi e aggiornati” assicura il manager, parlando della proposta che dovrà ora essere recepita dalla Regione. Una soluzione che andrebbe ad affiancarsi allo Sten e Stam, ai percorsi, cioè ordinari di emergenza-urgenza, a quello autonomo per il neonato che necessita l’intensiva e al trasporto della mamma. Nella premessa ha ricordato che secondo il comitato lea, formato da esperti di Stato e Regione, nei luoghi in cui non c’è quantità di prestazione non c’è sicurezza, ripetendo che nei territori in cui è più agevole spostarsi il tetto massimo è di mille parti, mentre dove è più difficile è pari a 500. Mettere in sicurezza significa prevedere ipotesi di urgenza che prescinde dalla chiusura o meno dei punti nascita.

Il manager, che questa mattina ha incontrato i sindacati dopo un summit con i sindaci del territorio, ha specificato che si sta potenziando il servizio di trasporto per le ambulanze e si sta avviando la formazione del personale anche delle associazioni con cui la Asl è convenzionata. Ha evidenziato, inoltre. che entro l’anno sarà previsto il consolidamento dell’ala nuova e la costruzione dell’ospedale, che definisce “un contenitore pronto per essere utilizzato” con tre sale operatorie all’interno. Smentisce, poi, quando il comitato incalza ipotizzando che ci sia un disegno politico teso a smantellare il presidio ospedaliero di questo territorio.

Dal canto loro, infatti, i componenti del comitati sono sempre più convinti che la colpa sia del commissario regionale alla Sanità e che il direttore generale “è contraddittorio”, ha commentato Luigi La Civita, annunciando il prosieguo della battaglia con presidi più intensi, diffide e una riflessione più profonda. “Il manager non esamina il problema e fa il difensore d’ufficio di D’Alfonso. Ci fa capire qual è il suo ruolo. Così non sta tutelando la sanità su questo territorio e si sta prestando ad un gioco perverso di un sub commissario. Abbiamo capito chi è l’unico responsabile” conclude La Civita “è il nostro presidente di Regione che non ha nessun coraggio di proporre una deroga. Il manager mette davanti il discorso di sicurezza e di risparmi che invece non ci saranno. Avremo solo un servizio più rischioso per la nostra salute”.

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