IN TANTI AL CONVEGNO SULLA STATUA DI OVIDIO E SU ETTORE FERRARI
In tanti hanno partecipato al convegno incentrato su “Ettore Ferrari e le immagini di Ovidio tra Costanza e Sulmona (1887-1925)”, organizzato dall’associazione Ares di Sulmona, (a novant’anni dalla inaugurazione del monumento), che si è svolto sabato scorso nell’Hotel Meeting. Il primo a prendere la parola è stato il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, il quale, nel suo breve intervento, ha prima sottolineato l’importanza di Ovidio e dell’artista che ha realizzato la statua situata in piazza XX Settembre, passando poi a rimarcare la necessità di questo tipo di conferenze, annunciando di garantire finanziamenti regionali per le iniziative che la città metterà in campo per le celebrazioni del bimillenario dalla morte di Ovidio. Subito dopo, D’Alfonso ha lasciato la sala per recarsi a palazzo San Francesco ad incontrare i manifestanti contro la chiusura del punto nascita, che lo avevano bloccato proprio al suo arrivo al convegno. La conferenza, aperta e chiusa da Antonio Pelino, Presidente dell’Associazione di Ricerca Europa Sulmona (soddisfatto per la riuscita della manifestazione culturale) è stata presieduta dal Senatore Franco Marini, Presidente del Comitato Anniversari di Interesse Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un’iniziativa che ha acceso i riflettori sia su un monumento poco conosciuto anche ai sulmonesi stessi, sotto il profilo storico ed artistico, sia sul suo autore, Ettore Ferrari (Roma 1845-1929), uno dei più importanti scultori italiani del periodo, che realizzò, fra l’altro, le statue a Giordano Bruno, Quintino Sella, Giuseppe Mazzini a Roma e di Garibaldi a Vicenza, Pisa, Macerata, Rovigo, Catania. Sono state ripercorse le vicissitudini che portarono alla creazione della statua. La relazione del professor Raffaele Giannantonio, Università “G. d’Annunzio” di Chieti e Pescara, incentrata su “La Romania dell’Ottocento ed Ettore Ferrari”, è stata intervallata da momenti di recitazione dell’attore Mario Massari. Gli interventi che si sono succeduti sono stati a cura di studiosi estremamente qualificati della Storia d’Italia tra Età liberale e fascismo, della Massoneria, della storia dell’arte e della storia dei rapporti politico-culturali con la Romania, oltre al pronipote dello scultore, Ettore Passalalpi Ferrari, presente alla conferenza in cui ha relazionato sulla Cronistoria dai documenti di Ettore Ferrari relativi ai progetti per creare il monumento sulmonese ad Ovidio (1880-1925). La statua fu inaugurata nel 1925, molto tempo dopo la gemella che a Costanza in Romania, l’artica Tomi dove il poeta latino fu relegato in esilio, fu eretta nel 1887.
Il monumento a Ovidio venne inaugurato a Sulmona il 30 aprile 1925 da re Vittorio Emanuele III alla presenza del Sindaco Pilade Perrotti, delle autorità locali e regionali, del ministro romeno Alexandru Emil Lahovary e del senatore Enrico Cocchia, professore di letteratura latina nella Reale Università di Napoli, che pronunciò l’orazione ufficiale. Assente invece Ettore Ferrari, cittadino onorario dal 17 febbraio precedente, che pure si era recato a Sulmona pochi giorni prima dell’inaugurazione per aggiungere lo stilo alla mano destra della statua
A spiegare la “Sulmona nel 1925” è stata Erika Di Felice dell’Università “D’Annunzio” di Chieti – Pescara, mentre il professor Giuseppe Monsagrati, Università “La Sapienza” di Roma si p occupato dell’ “Italia negli anni d’esordio del Fascismo ed i rapporti tra il Fascismo e la Massoneria”. A parlare della “Massoneria nella Provincia dell’Aquila fino all’avvento del Fascismo”, è stato l’avvocato Loris Di Giovanni , mentre Carlo Alicandri Ciufelli, della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, ha affrontato il tema dei “Documenti inediti da un archivio privato”.
Ferrari fu in sostanza personaggio di assoluto rilievo nel panorama dell’Italia postunitaria fino all’avvento del fascismo, che gli uccise un figlio, gli distrusse lo studio e lo condannò al confino, dove sarebbe stato relegato sino alla morte se la tarda età non avesse consentito la sospensione della pena. La stessa militanza nei vertici della Massoneria va inquadrata in un ambito di estrema importanza per la storia del giovane Stato unitario ed in particolare della Roma di inizio secolo, che, grazie al veto imposto ai fedeli dalla Chiesa, nel 1907 aveva eletto Sindaco Ernesto Nathan, mazziniano e predecessore di Ferrari nella carica di Gran Maestro.
La presenza della Massoneria ritornerà nella vicenda della statua di Ovidio a Sulmona che seguì, a distanza di quasi quarant’anni, la realizzazione del primo monumento celebrativo del sommo poeta latino nel luogo dove egli scontò per intera la relegatio: Costanza, l’antica Tomi, nella Romania da poco divenuta Stato unitario ed indipendente, così come l’Italia. In Romania Ettore Ferrari aveva già realizzato nel 1881 in Piazza dell’Università a Bucarest il monumento ad Heliade Radulescu, padre della letteratura romena; di lì a poco – grazie all’intervento di Remus Opreanu, profondo conoscitore di archeologia e filologia nonché prefetto – nel cuore di Costanza verrà poi inaugurato il monumento ad Ovidio. Felice è dunque il rapporto tra Ferrari e il giovane stato romeno, tanto che ancora nel 1927, poco prima della sua morte, gli verranno commissionate le statue di Traiano e Decebalo a Cluj.
Amico di Ferrari e suo collega quale alto dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione era inoltre Bruto Amante, nativo di Fondi, che tra il settembre e l’ottobre 1884 aveva visitato la Romania sull’onda dell’emozione in lui suscitata dalla deferenza con la quale la Romania aveva salutato la dipartita di suo padre, Errico Amante, che tanto si era battuto per la causa dell’indipendenza di quel Paese. Alla cerimonia del 30 agosto 1887 partecipò l’avvocato Raffaele Ognibene in rappresentanza di Sulmona, città natale del poeta, dove già dalla metà del secolo la volontà di erigere una statua all’illustre cittadino si era concretizzata in un tentativo di sottoscrizione.
Fu anche grazie all’intervento degli esponenti della Massoneria locale che Ettore Ferrari si convinse a realizzare l’opera accettando il solo rimborso delle spese, lasciando nella patria di Ovidio un estremo simbolo di libertà di pensiero testimoniata anche da inequivocabili “segni” massonici e repubblicani chiaramente visibili. Si tratta di un caso tutt’altro che raro nell’arte e nell’architettura del periodo, come testimonia la Regia Scuola Industriale di Terni (1909), “vero e proprio manifesto di fede massonica” realizzato da Cesare Bazzani, legato a Ferrari dalla comune fede civile.