NO CHIUSURA PUNTO NASCITA, LE DONNE LO DICONO CON UN FLASH MOB (video)

Lo hanno detto con un flash mob le donne peligne. Si sono date appuntamento davanti la cattedrale sulmonese alle 18.30 di Sabato Santo, nel momento di punta dello struscio in Corso Ovidio, per arrivare davanti piazza XX Settembre, approfittando del pienone turistico del periodo pasquale per gridare davanti a tutti l’importanza di mantenere il punto nascita nell’ospedale peligno, per tutto il centro Abruzzo. Dove il fattore orografico gioca un ruolo preponderante. Si sono organizzate su Facebook e la pioggia non le ha fermate. Presente anche la parlamentare Enza Blundo, del M5S. Simulando una gravidanza, ragazze, donne meno giovani e anche qualche uomo, hanno utilizzato palloncini infilati sotto le maglie, prima passeggiando indifferentemente lungo il Corso, poi comparendo all’unisono davanti la statua di Ovidio, tra la gente, gridando di voler partorire a Sulmona. Mentre con uno spillone hanno fatto scoppiare i finti pancioni. Forte e drammatica carica simbolica. Corteo, successivamente, lungo le strade nel centro sventolando lo striscione simbolo di questa lunga protesta, tra assemblee, dibattiti, okkupazioni. Sono state proprio loro, le donne, quelle che correrebbero pericoli se nel momento del parto, con la chiusura del reparto MaternitĆ  nel nosocomio sulmonese, non riuscissero a raggiungere il punto nascita piĆ¹ vicino, tra Chieti, L’Aquila, Avezzano. Un problema grande questo che si sta cercando in tutte le maniera di evidenziare indirizzandolo sotto il naso dei vertici regionali, i quali stanno andando avanti come caterpillar dato che ĆØ stato giĆ  stabilito che il reparto a Sulmona sarĆ  il primo, tra i quattro abruzzesi nella lista nera, a chiudere i battenti il prossimo 30 giugno. In cambio di un centro di accoglienza ostetrica, come ha annunciato l’assessore regionale Paolucci. Assessore immortalato su volantini, accanto alla foto del governatore regionale, con su scritto “io non posso entrare”. GiĆ , perchĆØ il territorio non ha preso per niente bene questa decisione, che, comunque, affonda le origini in tempi lontani.

foto1 foto2 foto3 foto4 foto5 foto6 foto7 foto8 foto10 foto11 foto12