PUNTO NASCITA, PEZZOPANE “REGIONE NON GUARDI ALLE CIFRE MA ALLE PROBLEMATICHE DEL TERRITORIO” (video)

“La Regione deve fare un ragionamento più complesso che vada oltre la cifra bruta e che guardi alle problematiche complessive che questo territorio sta vivendo, anche alla luce del fatto i punti nascita già soppresso sia a  Popoli che Castel di Sangro, producono un’area enorme del territorio abruzzese senza copertura e questa carenza di servizi non sta avvantaggiando la Asl dell’Aquila, ma altre anche e di fuori regione.” E’ quanto ha affermato questa mattina la senatrice Stefania Pezzopane davanti al nosocomio peligno, alla presenza del sindaco Peppino Ranalli, del consigliere comunale Roberta Salvati, del responsabile del tribunale dei diritti del malato Edoardo Facchini. Dopo aver specificato di essere vicina alle donne e alle future mamme della Valle Peligna, sostenendo la battaglia contro la chiusura del punto nascita, la senatrice ha detto   che “se davvero si vuole rilanciare l’ospedale di Sulmona, e sono convinta che l’obiettivo sia questo, non si può eliminare uno dei reparti che lo qualificano di più. Al contrario bisogna rafforzarlo ulteriormente. Se il punto nascita di Sulmona venisse chiuso, gli ospedali più “vicini” sarebbero L’Aquila ed Avezzano, ma con gravi disagi per le partorienti”. Un tour istituzionale, poi, nel reparto ospedaliero che la senatrice ha effettuato insieme al primo cittadino, al suo vice, a un consigliere comunale, al direttore sanitario Di Biase e accompagnata dal suo inseparabile compagno, Simone Coccia Colaiuta “scortato” dal suo manager, di ritorno da una conferenza stampa del concorso carnevalesco sulmonese per i bimbi e per beneficenza, “La mascherina d’Argento”, a cui lei stessa parteciperà in qualità di presidente di giuria.

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Sulla questione punto nascita, la senatrice ha ribadito ai microfoni che “L’azione che stanno conducendo i sindaci e i comitati del territorio è importante e con la visita di oggi voglio testimoniare il mio sostegno, non solo a favore delle donne, che vogliono continuare a partorire nella loro terra, ma anche dei tanti operatori che lavorano qui”.

 

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