OMAGGIO ALLA MEMORIA DI BOLINO, D’ALFONSO: “UN GIGANTE DELLA CULTURA E DELLA POLITICA”

“Un gigante della cultura e della politica regionale”. E’ così che il governatore regionale Luciano D’Alfonso ha definito Giuseppe Bolino, nel suo intervento forte, in cui ha ricordato la figura di uno degli illustri personaggi, al quale Sulmona ha dato i natali nel 1926, proponendo di intitolare alla sua memoria uno dei luoghi del palazzo della Regione.<Il pensiero di Bolino rappresenta un punto fermo per chi vuole cercare la grandezza della regione> ha detto D’Alfonso. A trent’anni dalla sua scomparsa, la città ha reso  omaggio alla memoria dell’intellettuale e politico con una conferenza ospitata nel gremito auditorium “Capograssi” nell’agenzia per la promozione culturale, in cui è stato presentato il volume di Ezio Mattiocco “Giuseppe Bolino” che ripercorre alcuni tratti importanti della vita del politico sulmonese in grado di imprimere una svolta decisiva alla vita politica e sociale dell’Abruzzo.

<La grandezza della figura di Bolino – ha affermato il presidente della Regione – sta tutta nella sua idea di persona e il rispetto dell’insieme dei diritti che la persona riesce ad esprimere. Per Bolino c’è la persona e dentro di essa il gruppo dei diritti della collettività; sono questi gli elementi che permettono oggi di ricordare Bolino e di apprezzarne la sua idea di politica”. Giuseppe Bolino ha rappresentato per Sulmona e per l’intero Abruzzo un punto “alto della storia di questa regione”. Assessore al lavoro prima, alla Sanità dopo e infine presidente del Consiglio regionale, <Bolino incarna al meglio l’idea di collegamento tra il politico e la società. In lui era centrale – ha aggiunto D’Alfonso – il senso della gravità della responsabilità dell’amministratore pubblico, che fa da contrasto alla giocosità degli amministratori e politici di oggi e conferma il senso di una severità scomparsa>. Ma di Bolino politico e sociologo, il presidente della Giunta regionale ha voluto ricordare e porre l’accento <sull’idea rigorosa che egli aveva dei poteri regionalistici; l’esatto opposto della cultura municipalistica che ha caratterizzato finora la politica di questa regione. Fin dall’inizio Bolino – ha proseguito D’Alfonso – ha pensato la Regione come ente programmatorio e di questa idea ha informato tutta la sua azione politica. Basta rileggere alcune pagine sulla programmazione sanitaria quando era assessore: già allora Bolino parlava dell’eccessiva ospedalizzazione dell’offerta sanitaria regionale, raccogliendo in questo il testimone culturale del cattolicesimo lombardo più avanzato. Ma soprattutto – ha concluso D’Alfonso – Bolino aveva la cultura dei numeri, intuendo in questo quanto in una Pubblica amministrazione siano fondamentali i dati>.

Di fronte a una platea composta da amici, conoscenti, studiosi e giovani interessati a conoscere la figura di un personaggio, il quale ha operato per il  progresso sociale della comunità contribuendo a dare lustro a Sulmona con la sua attività di studioso e di politico, hanno relazionato, oltre all’autore del volume, il sindaco  Peppino Ranalli, il Presidente Della Deputazione di Storia Patria in Abruzzo, Walter Capezzali, amico di Bolino. Nell’occasione è stata avanzata la richiesta, sulla scia dell’iniziativa dei consiglieri di minoranza (clicca) di intitolare una strada della città a Bolino. Chi lo ha conosciuto ne ha evidenziato l’ integerrima onestà culturale: <Non ha mai illuso nessuno e non ha mai promesso ciò che non poteva mantenere. Ciò che ha fatto lo ha realizzato per l’intera comunità abruzzese>. Uomo di cultura e di grande valore nelle file della Democrazia Cristiana. Consigliere Comunale, Consigliere ed Assessore Provinciale; a seguito dell’istituzione delle Regioni, fu membro del Consiglio Regionale, Assessore (con deleghe al Lavoro e successivamente alla Sanità) e Presidente dell’Assemblea. E’ da attribuire alla sua iniziativa legislativa la realizzazione della “nuova ala” dell’ospedale sulmonese.Tra i soci fondatori della Fondazione “Giuseppe Capograssi,  si deve  alla sua paziente e perspicace ricerca la riscoperta e valorizzazione, non solo nel contesto locale, della figura e dell’opera dell’illustre filosofo sulmonese. A Sulmona compì i suoi studi primari associati ad una rigorosa educazione cattolica. Guidato da una precoce passione libertaria fu tra i partigiani combattenti. Arrestato a Bussi nel ‘43 dalle SS fu incarcerato a Regina Coeli, ma riuscì a scampare alla condanna a morte. Continuò gli studi laureandosi in Lettere all’Università La Sapienza in Roma. Iniziò allora la sua brillante carriera come docente, e poi come preside, infine docente all’Università di Chieti.

 

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