UCCISIONE ORSO, INDAGATO CONFESSA “SONO STATO IO”

PETTORANO –  <Si sono stato io>. Ha confessato l’operaio di Pettorano sul Gizio indagato per uccisione di animale di specie protetta con arma da fuoco, in riferimento alla fucilata che ha ucciso il giovane orso ritrovato venerdì scorso lungo la pista ciclabile nelle campagne del paese. L’uomo, che, nei giorni precedenti il ritrovamento del plantigrado morto (clicca), ebbe un faccia a faccia con l’orso, rimanendo ferito dopo una caduta nel tentativo di allontanarsi e tornare a casa (clicca), ha confessato davanti al sostituto procuratore di Sulmona, Aura Scarsella, durante il racconto della versione dei fatti.  Il 61enne, A.C., sarebbe crollato di fronte alle pressanti le domande degli inquirenti e alle tante contraddizioni che emergevano, messo davanti ai precisi e concordanti indizi raccolti dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (Nipaf) dell’Aquila.  

“Sono uscito con il fucile per difendere la mia famiglia, poi quando mi sono trovato davanti l’orso ho avuto paura e indietreggiando mi è partito un colpo. Non pensavo di averlo colpito poi quando lo hanno ritrovato ho capito che il colpevole ero io”. E’ un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese davanti al sostituto procuratore.
L’attivita’ di ricerca degli indizi, svolta negli ultimi due giorni dal Corpo forestale dello Stato nella pertinenza dell’indiziato con il sequestro delle armi e delle munizioni, avrebbe fatto desistere l’uomo nel mantenere un atteggiamento reticente. Nel pomeriggio di oggi, il 61enne, assistito dal suo avvocato, ha cominciato a collaborare con gli inquirenti ed ha reso spontanee dichiarazioni davanti al pubblico ministero ed alla p.g. operante, assumendosi la responsabilita’ di aver cagionato, accidentalmente, la morte dell’orso. La versione del “fortuito” colpo di arma da fuoco esploso dall’uomo nella notte dell’ 11 settembre, dovra’ essere confrontata con il quadro probatorio ricostruito dalla polizia giudiziaria. Per il gesto commesso l’indagato rischia una condanna da 4 mesi a 2 anni per l’uccisione del plantigrado. I reati che gli vengono attualmente contestati dalla Procura di Sulmona sono di uccisione di animali e violazione delle norme sulla caccia.

Nella casa dell’operaio, durante la perquisizione terminata nella tarda serata di ieri, sono stati trovati e sequestrati dagli uomini della Forestale sei fucili a canna liscia, mentre due a canna rigata sono stati lasciati, almeno per il momento in casa del possessore.  Il Corpo Forestale ha prelevato, inoltre, sia alcune piume appartenenti alle galline che un orso aveva ucciso durante l’incursione notturna, sia campioni di mangime che il piccolo allevatore dava alle galline. L’intento è quello di scoprire se si tratta dello stesso mangime trovato nello stomaco dell’orso ucciso, nel corso dell’ispezione necroscopica eseguita dai veterinari dell’istituto zooprofilattico di Grosseto. Secondo i primi risultati l’animale sarebbe morto dopo aver mangiato i resti di alcune galline.Oggi, intanto, fa sapere la Forestale, si e’ proceduto ad una ulteriore perquisizione domiciliare a carico dell’uomo.I pallettoni che sono stati trovati all’interno dell’orso durante la necroscopia sono stati immediatamente trasmessi come corpo di reato alla Procura di Sulmona, per essere sottoposti ad esame balistico, insieme ai sei fucili e alle cartucce sequestrate. L’obiettivo è accertare se i colpi siano compatibili con i pallettoni contenuti nelle cartucce sequestrate. I veterinari dell’Istituto zooprofilattico di Grosseto stanno ancora cercando nella carcassa gli altri due pallettoni che hanno colpito l’orso; i fori trovati sul fianco destro posteriore dell’orso sono quattro.

Il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, ha immediatamente informato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, e il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, “del brillante risultato raggiunto dalla Forestale”. Patrone si e’ anche complimentato con il comandante provinciale di L’Aquila, Nevio Savini, “per la professionalita’ dimostrata nelle indagini, che ha portato a chiudere il caso in pochissimo tempo”. E’ la prima volta in Italia che si riesce ad individuare il responsabile della morte di un orso.