FEMMINICIDIO PESCINA, IL PARERE DI CRIMINOLOGI ED ESPERTI

 La prima domanda che tutti si pongono, dopo i drammatici fatti di Pescina (clicca link) è se la tragedia di Fatime e Seneade poteva essere evitata. Potevano essere salvate?

Risponde al quesito Imma Giuliani, criminologa e responsabile nazionale dell’Unità Prevenzione Rischio Criminologico (Upcr

“Il duplice omicidio di Pescina, nelle modalità in cui è avvenuto, è un chiaro simbolo di come la prevenzione del rischio di azione violenta non sia efficace e come certi atti non possano solo addebitarsi ad una esplosione di follia”  “È impossibile prevedere un fatto simile se non ci sono dei segni inequivocabili che ne segnano la genesi, eppure è chiaro che un omicidio a sangue freddo, una calma esecutiva di tale portata non può che contenere una serie di fantasie che hanno alimentato in silenzio il gesto”.

In questo come nel caso di gennaio scorso, un albanese ammazza l’ex moglie e il suo nuovo compagno e con le stesse modalità, davanti ad un supermercato dell’Aquila, si può dire che la violenza di genere, il femminicidio, non ha cultura? 

Fabrizio Mignacca,Coordinatore scientifico dell’Urp, confuta: “In primo luogo c’è da mettere in rilievo delle afferenze ad una cultura contadina e, nel senso puro del termine, proletaria che ritiene che i figli e la moglie siano proprietà del capo famiglia (o presunto tale). Ci si riferisce ad un concetto verghiano di Roba, in cui si è perché si possiede. Non è semplicemente l’oggettualizzazione della persona, ma un vero e proprio bisogno di incorporazione dei contenuti esterni, tale da ridurre a categoria di se stesso, qualsiasi entità esterna. Io sono perché ho. La persona quindi diventa parte del padrone”.

“Non a caso la presa di consapevolezza della situazione l’hanno i figli ed in particolare le figlie che rifiutando di essere parte di un unico, in una società che favorisce l’individuo, tendono all’indipendenza economica e psicologica ­_ fa notare la Giuliani. “ La reazione del mondo antico non può essere quindi che recessiva, violenta, acefala, priva di ogni spunto di riflessione, ma guidata dal bisogno di possedere l’altro, di ricondurre a se attraverso la sopraffazione. Due società si scontrano, due culture che spesso condividono la stessa casa, lo stesso nucleo abitativo e da questo sono alimentate” concludono gli esperti. L’Unità Prevenzione Rischio Criminologico nasce dall’esperienza di un gruppo di professionisti operanti nel settore delle scienze forensi al fine di dare un esaustivo contributo in materia di contrasto e prevenzione del crimine in tutte le sue forme, ed in particolare: violenza di genere, abuso sui minori, criminalità organizzata e il nuovo fenomeno delle persone scomparse e la realtà nelle carceri che rappresenta un contesto a se stante e merita approfondimenti in materia di dinamiche tra detenuti, tra personale e detenuti e personale”. Una sede dell’UPRC è operativa anche a Sulmona.

L’UPRC è stata creata come struttura dinamica e indipendente della direzione nazionale AICS, Associazione Italiana Cultura Sport, realtà già operante da anni nel settore sport e cultura e punto di riferimento sul territorio nazionale.

M.T.