1943-2013 IL GIORNO DEL RICORDO

Le caserme non resteranno dismesse e non sarà interrotto il rapporto con l’esercito. Lo ha assicurato, senza sbilanciarsi ed entrare nel merito, la sottosegretaria alla difesa Roberta Pinotti, presente questa mattina a Sulmona nel “giorno del ricordo”.

LA CERIMONIA

L’alza bandiera, l’inno di Mameli, il rispettoso silenzio, l’omaggio alla lapide commemorativa della Brigata Maiella. E poi ancora le fasce tricolori dei sindaci, le bandierine sventolate dai bambini, la fanfara degli alpini, il lungo corteo, le divise delle massime autorità civili e militari, gli striscioni del Freedom Trail, il discorso del Sindaco per non dimenticare, per lanciare un messaggio di pace alle città gemellate e, rivolto al Sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti, affinchè faccia da tramite, ha invitato il presidente della Repubblica a presiedere le celebrazioni nell’anniversario della Liberazione di Sulmona. La città questa mattina ha voluto ricordare in grande stile quegli eventi terribili legati al 1943. A settantantanni dall’ occupazione tedesca del capoluogo peligno e dell’eccidio di Cefalonia, si è svolta oggi una cerimonia nel ” giorno del ricordo”. La manifestazione è cominciata nel cortile di palazzo San Francesco, in una solenne scenografia fatta di gonfaloni e sindaci di tutti i Comuni del centro Abruzzo, insieme alle massime autorità civili e militari, al Prefetto dell’Aquila, Alecci (che poi ha visitato il tribunale ascoltando avvocati in sciopero della fame) insieme ai Vigili del Fuoco, alle associazioni combattentistiche e reduci, ai volontari di Croce Rossa e Protezione Civile. Il corteo ha sfilato lungo Corso Ovidio fino a piazza Tresca dov’è stato reso omaggio al monumento ai caduti, con la deposizione di due corone d’alloro, una delle quali donata della città di Zante, gemellata con Sulmona, a testimonianza, come ha precisato il primo cittadino nell’intervento “della vicinanza della popolazione greca, che subì gli anni dell’occupazione militare delle Forze dell’asse e fu spettatrice di quell’infamante eccidio avvenuto a Cefalonia”. Nessun intervento da parte del sottosegretario, la cerimonia è proseguita poi con la visita al campo di prigionia 78 a Fonte d’Amore, dove gli studenti del Polo Scientifico di Sulmona hanno letto “la descrizione del Campo di John Esmond Fox.

LA PROTESTA

In chiusura, l’imprevista grintosa protesta, nel bel mezzo di piazza Tresca tra i picchetti d’onore, da parte di uno dei cinque reduci della Brigata Majella, Umberto Grossi, novantenne, il quale, con il gonfalone tra le mani e senza peli sulla lingua,  rivolto al sindaco ha voluto sottolineare: “Non avete nominato la Brigata Majella! Io ho combattuto. Sono un reduce! Siamo rimasti solamente in cinque”(Guido Pallozzi, Raffaele Di Pietro, Umberto Grossi, Gilberto Malvestuto, Giuseppe Labretta e Pantaleo).

 

IL FOTO RACCONTO

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L’OMAGGIO ALLA LAPIDE COMMEMORATIVA DELLA BRIGATA MAJELLA

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IL CORTEO DA PALAZZO SAN FRANCESCO SFILA LUNGO CORSO OVIDIO

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ha presentato la cerimonia il giornalista Giuseppe Fuggetta

BRIGATA MAJELLA

In chiusura, l’imprevista grintosa protesta, nel bel mezzo di piazza Tresca tra i picchetti d’onore, da parte di uno dei reduci della Brigata Majella, Umberto Grossi, novantenne, il quale, con il gonfalone tra le mani e senza peli sulla lingua,  rivolto al sindaco,ha voluto sottolineare: “Non avete nominato la Brigata Majella! Io ho combattuto. Sono un reduce. Siamo rimasti solamente in cinque”(Guido Pallozzi, Raffaele Di Pietro, Umberto Grossi, Gilberto Malvestuto, Giuseppe Labretta e Pantaleo).

 

 

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DISCORSO DEL SINDACO

Nel suo discorso il sindaco ha toccato diversi aspetti, partendo dalla storia  e dall’importanza del ricordare l’inizio del tremendo periodo dell’occupazione tedesca di Sulmona e la strage della Divisione Acqui a Cefalonia, è passato, poi, a premere sulle caserme sulmonesi, ormai dismesse. ste progettuali credo possano trovare ascolto e considerazione tanto in sede governativa, quanto presso lo Stato Maggiore”.

 

“Settanta anni. Non sono diversi da sessantanove o settantuno. Ma la rotondità della ricorrenza aiuta, nella società della comunicazione, a ricordare e a sconfiggere la distrazione dell’oblio. Per questo abbiamo deciso di ricodare insieme l’inizio del tremendo periodo dell’occupazione tedesca di Sulmona e la strage della Divisione Acqui a Cefalonia. Eventi contemporanei, lontani ma uniti da un unico filo rosso che è rappresentato dal sentimento di riscatto nazionale che seguì all’otto Settembre e che vide i sulmonesi e i peligni in prima fila, scevri dalle codardìe.

Mentre nelle nostre strade si vivevano quelli che Lando Sciuba nella sua opera “La via dell’onore” descrive come “i giorni del terrore”, a Cefalonia si scrivevauna delle pagine più eroiche scritte dall’Esercito Italiano non solo nel corso della seconda Guerra Mondiale, ma di sempre. Migliaia di ufficiali, sottufficiali e soldati passati per le armi, barbaramente trucidati dagli ex alleati tedeschi, in quanto dopo l’8 settembre non vollero arrendersi ai tedeschi e difesero fin quando possibile, con coraggio e amor patrio, la guarnigione di Cefalonia e con essa quella divisa che forse a inizio della guerra avevano indossato malvolentieri, e per la quale invece decisero consapevolmente e con grande orgoglio di dare la vita. Una storia che per le successive vicende politiche rimase a lungo sotto silenzio, come purtroppo altre tragiche e analoghe vicende belliche e post belliche. Una storia invece mai rimossa, quella del Reggimento Acqui, al pari del barbaro eccidio di Cefalonia. Infatti, proprio lo scorso anno la nostra Città ha intitolato ai Martiri di Cefalonia una delle vie comunali, quella antistante la Caserma Cesare Battisti, sede storica del 17° Reggimento Acqui. Il reggimento Acqui venne sciolto proprio all’indomani di quell’eccidio, per poi ricostituirsi proprio a Sulmona nel 1º gennaio 1948 in forza alla Divisione “Granatieri di Sardegna”; venne sciolto il 30 settembre 1975 per dare vita al comando della Brigata motorizzata “Acqui” e con il I battaglione, dal 1º dicembre successivo, venne costituito il 17º Battaglione fanteria “San Martino”, inquadrato nella Brigata “Acqui”, che ne eredita anche la Bandiera. A Sulmona i fanti della Acqui rimasero fino ai primissimi anni 90, quando poi lasciarono la nostra città per essere trasferiti a Sora. La scelta di assegnare di stanza a Sulmona il ricostituito 17° fu per la nostra Città un grande e prestigioso riconoscimento da parte dell’Esercito Italiano. Si aprivano le porte a un Reggimento che si era coperto di gloria durante le guerre di indipendenza, durante la prima guerra mondiale, fino alle tragiche vicende di Cefalonia.

E la Città di Sulmona, poi insignita di Medaglia d’Argento al valor Militare, avrebbe ricambiato la stima e l’apprezzamento ricevuto dallo Stato Maggiore dell’Esercito con dosi massiccio di affetto e simpatia verso le generazioni di ragazzipronti a trasformarsi in soldati nella caserma Cesare Battisti, culminata con la decisione, assunta nel 2012 dalla Giunta presieduta dal mio predecessore, Fabio Federico, sotto l’impulso unanime di tutte le forze politiche, di intitolare la strada che costeggia la caserma Battisti, ai Martiri di Cefalonia e di ospitare, in collaborazione con l’Associazione Acqui e la locale associazione “Smemoranda”, una importante mostra fotografica che ha attraversato tutta l’Italia.

Si consolidava così quel lungo rapporto tra Sulmona e l’Esercito Italiano, che in città aveva tre presidi militari; il culmine di questa forte presenza lo si raggiunse probabilmente negli anni 80, quando la caserma Umberto Pace divenne comando  dell’OPM, la Organizzazione Penitenziaria Militare. Oggi in città rimangono le tre caserme, due delle quali hanno smesso da tempo di ospitare ufficiali, sottufficiali e truppa. La caserma Umberto Pace è nel frattempo diventata sede del Consorzio Universitario, assegnata provvisoriamente all’Università dell’Aquila grazie ad una battaglia parlamentare conclusasi con l’approvazione delle risoluzioni presentate in Commissione Difesa alla Camera dai Parlamentari Garofani e Villecco Calipari; sulle altre due strutture l’Amministrazione Comunale, in sintonia con le forze politiche, il mondo delle imprese, le associazioni di categoria, le istituzioni culturali e sociali della città, vuole aprire un ragionamento serio con lo Stato Maggiore della Difesa e con gli uffici statali preposti alla gestione del Demanio pubblico, affinchè quei luoghi, cari alla memoria di tutti noi, possano tornare a nuova vita e possano essere centri pulsanti di attività di formazione, studio, ricerca, prevenzione e protezione, in grado di dare nuova linfa e sviluppo alle attività economiche e produttive dell’intero comprensorio peligno, nello spirito del dettato normativo sul federalismo demaniale –purtroppo finora inattuato-. Ciò non significa chiudere le porte alla storica collaborazione con l’Esercito e con il Ministero della Difesa. Anzi, è nostro preciso intento, alla luce dei nuovi e importanti compiti assunti dalle Forze Armate in questi ultimi anni, e della preziosa collaborazione fornita in occasione di calamità naturali, riaprire il dialogo con lo Stato Maggiore per verificare se esistono, e io sono convinto ovviamente che esistano, delle opportunità per ricreare questo antico e solido legame tra Sulmona e l’Esercito Italiano, tra Sulmona e le Forze Armate, anche sul profilo storico e culturale, come già avviene in altre parti d’Italia (penso al Trentino o al Friuli Venezia Giulia). D’altro canto, Sulmona è città strategicamente importante, dotata di presidi militari,  ricca di luoghi simbolo e pulsante di iniziative culturali legate a conflitti bellici, per cui le nostre proposte progettuali credo possano trovare ascolto e considerazione tanto in sede governativa, quanto presso lo Stato Maggiore.

Oltre alle due caserme dismesse, e mi riferisco alla Battisti e alla De Amicis, mi preme ricordare la presenza di un deposito militare a San Cosimo, un poligono di tiro nella località Marane, un ex Campo di prigionia a Fonte d’Amore, un cimitero di prigionieri austro-ungarici della Prima Guerra Mondiale.

Questo per quanto riguarda luoghi e strutture. Ma soprattutto abbiamo la storia e la memoria, vivificate ogni anni in manifestazioni ed eventi, tra tutti il Sentiero della Libertà, che ci fanno riannodare i fili con un passato che ha visto protagonisti i sulmonesi, al fronte, in battaglia, nelle strade della città. Abbiamo ricordato quest’anno la fucilazione di Michele del Greco, un pastore di Anversa degli Abruzzi, ucciso dagli occupanti nazisti sol perché aveva dato conforto e aiuto ai prigionieri alleati, fuggiti dal campo di prigionia di Sulmona. Abbiamo ricordato, qualche settimana fa, il bombardamento alleato della stazione ferroviaria di Sulmona, che provocò, il 27 agosto di 70 anni fa, decine e decine di morti e centinaia di feriti. Oggi doverosamente ricordiamo l’occupazione di Sulmona da parte delle truppe tedesche ed insieme –non casualmente- celebriamo l’eccidio di Cefalonia, dove a migliaia i soldati italiani, e tra essi tanti abruzzesi e anche nostri concittadini, vennero passati per le armi dopo una strenua e coraggiosa resistenza.

Ringrazio per la partecipazione  le autorità civili, militari e religiose, le associazioni combattentistiche e d’arma, le forze armate e di polizia, le associazoni di volontariato e di protezione civile e tutti gli intervenuti.

Mi sia consentito ringraziare in particolare la Città di Zante, con noi gemellata, che ha voluto donare, grazie alla sensibilità del suo Sindaco e del Presidente del suo Consiglio Comunale, una corona d’alloro, a testimonianza della vicinanza della popolazione greca, che subì gli anni della occupazione militare delle Forze dell’Asse. e fu spettatrice di quell’infamante eccidio perpetrato proprio a Cefalonia. Oggi, a 70 anni da quei tragici eventi, voglio inviare un messaggio di pace a tutte le città con noi gemellate: Zante in Grecia, Costanza in Romania, Hamilton in Canada e Burghausen in Germania, perché guerre, stermini, bombardamenti, eccidi, non abbiano a ripetersi e perché insieme possiamo condividere questo messaggio nella sua imminente importanza alla luce della drammatica situazione della Siria, sulla quale la vocazione multilaterale della Politica Estera italiana ha segnato una altissima pagina, grazie all’impegno del Governo che è oggi rappresentato dal Sottosegretario Pinotti.

 

Signor Sottosegretario, Solo con un forte radicamento dei valori scaturiti al termine proprio dell’ultimo conflitto mondiale, e consacrati nella Costituzione Repubblicana, i valori della democrazia, della uguaglianza, della dignità della persona umana, della pace, della civile e pacifica convivenza, e solo nel rispetto della nostra storia e nel ricordo perenne di quanti sacrificarono la vita per assicurare a noi oggi, e ai nostri figli, un futuro di prosperità, pace e benessere.

Signor Sottosegretario,

noi vogliamo e crediamo che il percorso della memoria che iniziamo oggi possa essere uno strumento di crescita per il nostro territorio martoriato. Le consegniamo l’affetto delle nostre Città per l’Esercito Italiano e la voglia di essere partner di una grande operazione culturale che possa vederci protagonisti.

Con una lettera ho già chiesto al Suo collega e nostro amico, Giovanni Legnini –che per funzione presiede il comitato per il centenario della grande guerra, di considerare Sulmona come candidata ad un importante ruolo nel prossimo quinquennio. Questo Campo infatti fu già campo di prigionia nella Prima Guerra Mondiale ed è stato teatro di vicende tristemente dimenticate e di cui solo di recente,finanche io stesso, ho scoperto il fascino. Vicende che vanno ricordate ed onorate, e noi abbiamo tutta la voglia di farlo, sono certo, Signor Sottosegretario, anche con il suo sostengo.

Ma voglio aggiungere un’altra cosa per noi molto importante. Oggi ricordiamo l’inizio dell’occupazione tedesca di Sulmona. Un’occupazione che durò dieci mesi e si conclude tra il 9 ed il 10 Giugno 1944.

Per la settantesima ricorrenza della Liberazione di Sulmona è mia intenzione, facendomi interprete dei sentimenti dei colleghi sindaci della zona e delle popolazioni che siamo chiamati a rappresentare, invitare il Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, a presiedere le celebrazioni per un evento che assume caratteristiche molto particolari e toccanti. Noi le chiediamo, Signor Sottosegretario, di farsi tramite di questo nostro invito al Capo dello Stato, certi che della straordinaria sensibilità del Presidente della Repubblica.

Signor Sottosegretario,

la nostra Città, che ogni giorno fa i conti con la paura della distruzione a causa del terremoto, rischiò –settant’anni fa, di essere completamente distrutta dalle mine posizionate in ogni dove dagli uomini della Whermacht. Questo era –è la verità storica- il piano dei tedeschi prima di lasciare il fronte all’avanzata degli alleati. Sulmona corse il rischio della distruzione perché presidio militare importante e fedele all’Italia libera. Corse questo rischio a testa alta, senza piegarsi all’invasore e senza rinnegare il forte legame con l’Esercito, condividendo con esso la fedeltà alla Casa Savoia, anche quando era difficile credere nel capo di un popolo che rinunciò a difendere Roma per fuggire a Brindisi. Oggi, certo indegnamente, voglio alla sua presenza riconfermare quel patto di lealtà, su cui i sulmonesi di allora scommisero tutto fino al rischio dell’annientamento. Una lealtà che oggi è messa a dura prova, ma che non verrà meno perché nel nostro spirito vive lo spirito di chi si è sacrificato perché oggi possiamo essere liberi di esprimere la nostra opinione e di essere arbitri del nostro futuro. Le consegno, signor Sottosegretario, la speranza di una popolazione che quel futuro vuole costruirlo e fondarlo insieme alle Istituzioni ed al Governo Nazionale, di cui lei è autorevole rappresentante e dal quale ci aspettiamo non “assistenza” ma sostegno per la crescita. Abbiamo lo spirito combattivo e la tempra forte. Camminiamo insieme perché il domani che abbiamo davanti sia all’altezza della generosità, dell’eroismo, del senso della Patria che i sulmonesi, civili e militari, sulle montagne che ci circondano e nelle Isole Greche, hanno testimoniato nel passato, a prezzo della vita.

Viva l’Esercito Italiano, Viva Sulmona, Viva l’Italia.