SINDACO, IL TRIBUNALE SI SALVA SOLO TUTTI INSIEME

Il tribunale si salva solo tutti insieme. La città non partecipa e sembra che manchi sinergia tra avvocati e  comitato istituzionale. Se da una parte gli avvocati avevano accusato il Comitato di stasi, come avevano affermato nell’assemblea della scorsa settimana (clicca qui), dall’altro lato il Comitato (di cui fanno parte gli avvocati stessi) si stava già muovendo, ma su un’altra strada. Che la città non stia partecipando lo ha evidenziato questa mattina il sindaco di Sulmona, Peppino Ranalli, che abbiamo intervistato nella sua stanza a palazzo San Francesco, poco prima di recarsi nuovamente (era andato già ieri sera -clicca qui) al tribunale dove cinque avvocati stanno digiunando a oltranza come forma di protesta contro la chiusura del palazzo di Giustizia sulmonese. Il primo cittadino, fautore del comitato istituzionale nato a luglio scorso (clicca qui), sostiene che “non si può restare indifferenti davanti a una situazione del genere, che non riguarda solamente gli avvocati”. Non manca di sottolineare che “se è stato fatto un Comitato avrei preferito che l’iniziativa fosse concordata con il Comitato che c’è e si era già attivato. Sono d’accordo con tutte le iniziative utili, ma le scelte vanno fatte insieme, altrimenti si vanifica il lavoro fatto finora”. Spiega che egli stesso si era rivolto al Sottosegretario Giovanni Legnini, il quale ha incontrato il Ministro, al fine di far ottenere al Comitato un’udienza dal Ministro alla giustizia. Bisognava inoltrare a Roma una comunicazione formale. Si è in attesa, dunque, della risposta della Cancellieri così che il Comitato possa andare nella capitale. Aggiornamento appreso ieri dal sindaco. Prima dello sciopero deciso dagli avvocati. Legnini, tra l’altro, aveva già indicato una strada percorribile, ovvero prima far decantare la situazione relativa agli altri tribunali e poi affrontare la questione Sulmona. Elenca il sindaco le azioni messe in atto questa estate, come l’incontro con Nitto Palma lo scorso 24 luglio, insieme alla senatrice Paola Pelino, al presidente dell’ordine forense sulmonese Gabriele Tedeschi, e all’avvocato Elisabetta Bianchi (la prima che ha cominciato lo sciopero della fame). Il 2 agosto, poi, hanno incontrato il prefetto Alecci, insieme al sindaco di Pratola e al presidente Tedeschi, che aveva richiesto una relazione tecnica (ancora non realizzata) riguardante difficoltà, distanze, insieme anche al fatto che la nuova struttura aquilana non sarebbe sufficiente a contenere la mole di persone proveniente dal tribunale sia di Sulmona che di Avezzano. Si sono succedute, poi, iniziative attuate dai parlamentari, come il disegno di legge della senatrice Blundo (M5s), e l’interrogazione a firma della senatrice Pelino.  Si dice pronto, il sindaco, a una mega assemblea pubblica invitando le popolazioni dell’intero centro Abruzzo, per spiegare a tutti la grave situazione a cui si troverà tra due anni il territorio se si chiderà il tribunale. La città continuerà a spopolarsi.