MISTERI E TRADIZIONI NELLA NOTTE DI SAN GIOVANNI

“A passar l’acqua”. Misteri legati alle credenze popolari, tradizioni e fede caratterizzano la notte di San Giovanni, quella notte a cavallo tra il 23 e il 24 maggio che i contadini di un tempo consideravano speciale, magica, carica di simbolismi. Quella che per la tradizione cattolica segnava la nascita di San Giovanni Battista, mentre per quella pagana si celebrava il solstizio d’estate. Quella notte di mezza estate in cui possono accadere ā€œstrane coseā€ di shakespeariana memoria. Il desiderio di voler rispolverare antiche usanze appartenenti alla cultura del popolo sulmonese, sepolta in un passato che ha voglia di ritornare con tutta la sua forza, pronto per far riscoprire quei valori dimenticati, permettendo alla gente di riappropriarsi delle proprie radici e far riviver quei misteri, ĆØ lo scopo della manifestazione denominata “A Passar l’acqua”, riprendendo un detto sulmonese, organizzata dall’associazione Linkfuturo, presieduta da Gildo Di Marco, in collaborazione con il sestiere di Porta Manaresca. Anticamente la festa si svolgeva nelle campagne sulmonesi, tra canti, balli, scherzi, mentre si raccoglievano, lungo le sponde dei ruscelli e dei fiumi, erbe selvatiche considerate curative, come ā€œmiracolosaā€ diveniva l’acqua proprio in quella notte.Ā  Domani, domenica, si rinnoverĆ  l’appuntamento, ripetendo il percorso della prima edizione, ma Ā quest’anno partendo da largo Palizze alle ore 19. Il corteo partirĆ , dunque, dal centro storico di Sulmona diretto al Ponte dei Canali, oltrepassando il fiume Vella, lungo la via Vecchia per Cansano, intonando filastrocche e strofe tipiche del posto legate prettamente a questa particolare occasione, arrivando alle 20.30 alla SocietĆ  Agricola ā€œGarden dei Parchiā€ (giĆ  Cooperativa ā€œIl Semeā€).

In molte localitĆ  d’Italia avvengono rituali particolari, Ā come l’accensione di grandi falò per mettere in fuga gli spiriti maligni e le streghe, l’intonazione di canti corali da parte dei contadini per proteggere il raccolto,Ā considerandola anche Ā notte delle fate.

I RITI SULMONESI

ā€œLa manifestazione si svolgerĆ  nella notte magica di San Giovanni Battista piena di arcani poteri di cui sono depositari nella Conca peligna, per antica tradizione, potentissimi maghi capitanati dallo stesso Ovidio e da Pietro Baialardo. Costoro, scriveva nel 1853 Panfilo Serafini, amavano riunirsi nel breve periodo di completa oscuritĆ  che va dalla notte del 23 alle prime luci del 24 giugno sulla Maiella e sul Morrone per scambiarsi la conoscenza di ā€œsecretiā€ e trovare erbe magiche. Tra tutte la mandragora dal viso umano considerata raro esempio di ā€œquadrifoglioā€ porta fortuna o la vitalba che si coglie lungo le siepi e si intreccia sulla testa a mò di ghirlanda per proteggere il capo da ogni forma di emicrania.Ā Secondo i nostri avi in questa notte il creato sprigiona un’ energia sconosciuta alla terra negli altri giorni dell’anno. L’acqua in particolare assume proprietĆ  curative e una forza salutare che può essere catturata solo attraversando il suo corso in queste brevi ore dominate da quel buio misterioso ed ancestrale rifondatore del cosmo. La mera ā€œlegge del contattoā€ ĆØ infatti capace di impedire la simbolica dispersione di tali forze trasmettendole al viandante. Tutto trova fondamento nella potenza del creato e in quest’atto di fede che -come spiega il De Nino- si concretizzava nell’attraversamento di un ramo del Vella o del Gizio ā€œmuovendo tra canti e suoniā€.

Per gli scettici la singolare costumanza resta sempre e comunque una pagina di storia del gruppo sociale che si manifesta come esigenza insopprimibile della ricerca della propria identitĆ  culturale”

Di una simile manifestazione vi ĆØ testimonianza storica nella conca peligna anche nel giorno del LunedƬ di Pasqua in prossimitĆ  dell’equinozio di primavera.

Nella vicina Introdacqua, invece, secondo i racconti dei più anziani, era usanza, dopo la mezzanotte, mettere fuori la finestra di casa una bottiglia colma d’acqua con all’interno l’albume dell’uovo il quale, sfilacciandosi, all’alba avrebbe creato un disegno. Una nave, per la precisione. Simbolo di buono o cattivo auspicio per il futuro a seconda delle vele che si formavano (secondo qualcuno con riferimento anche ai viaggi della speranza di inizio secolo verso l’America).

foto