IL PD SI INCARTA
Incartati. Fermi nello stesso punto tra posizioni ancora divergenti e per niente chiare, strategie che evocano “trappole” e risposte che arriveranno domani durante l’assemblea di apertura della campagna elettorale di Peppino Ranalli. Nessuna decisione determinante è stata presa nell’accesa riunione durata tre ore ieri nell’ Europa Park Hotel, tra gli iscritti del Pd sulmonese, molti dei quali erano andati non per schierarsi contro o a favore di Ranalli, ma per capire la posizione del Partito. Nessuna svolta di una situazione in cui continua il tiro alla fune e nel mezzo ha il popolo che vota. Intanto se “Sulmona Unita” aveva individuato l’ingegnere Fulvio Di Benedetto come candidato sindaco, lo ha perso, dato che, come ha riferito Sandro De Panfilis in un suo intervento (facendosi da portavoce su sua autorizzazione) Di Benedetto fa marcia indietro di fronte all’ingresso del Pd nella coalizione, in quanto non si fiderebbe di un partito che prima fa le primarie e poi le ritira. Posizione che ha creato tensioni, nonostante il tentativo di mediazione di Teresa Nannarone. I vertici del Partito prendono tempo per trovare un punto di accordo in direzione ostinata verso l’ allargamento della coalizione. Necessario, per vincere. Verifica rapida a cui è stato chiamato a ponderare Peppino Ranalli, (che hanno incontrato dopo l’assemblea) il quale domani sera comunicherà le sue decisioni. Intanto per Silvio Paolucci, segretario regionale del Partito Democratico: “Quando si utililizza uno strumento si deve andare fino in fondo, ma se ci saranno argomentazioni forti prenderemo atto delle decisioni che verranno prese”. Così in un’intervista Paolucci, il quale nelle conclusioni dell’assemblea ha confermato che dovrà essere effettuata la verifica veloce sulle condizioni perché allargare la coalizione è “un fatto politico irrinunciabile e un dato oggettivo”però le le primarie, a detta sua, “restano un valore fondamentale, uno strumento straordinario di democrazia”, nonostante siano state fatte anzitempo. “Il nostro compito” ha ribadito “è provare fino in fondo a tenere uniti questi risultati politici”. Un’assemblea gremita e partecipata quella di ieri. Sono rimasti in silenzio ad ascoltare i vertici di partito, il senatore Giovanni Legnini, l’onorevole Giovanni Lolli, il Consigliere regionale Giovanni D’Amico. C’erano gli iscritti al Partito Democratico, simpatizzanti, alcuni dei dissidenti di Sulmona Democratica e i socialisti, come ospiti. Diversi gli interventi che si sono susseguiti dopo il sipario alzato sulla proiezione di un’intervista a Peppino Ranalli in una puntata della trasmissione televisiva locale “Diario di Bordo” che ha scatenato le ire di Bruno Di Masci soprattutto in merito alle parole “tradimento” e “mandanti”. Non sono mancati gli scontri e le parole forti dopo i discorsi, urlandosi addosso l’uno contro l’altro. “Andatevene, avete fatto una farsa” grida Salvatore Di Cesare (a favore del rispetto delle primarie), chiedendo a gran voce quale fosse la posizione del partito. Presentando un documento da far votare a sostegno di Ranalli. Poi fatto ritirare. Duro l’intervento di Bruno Di Masci, che aveva più il sapore di un comizio intriso di aspro sarcasmo e condito da forti parole contro Peppino Ranalli, definendolo (senza mai chiamarlo per nome) “candidato già usurato, di un lista dipietrista camuffata, che ha sbeffeggiato il Pd” sottolineando che è Ranalli stesso ad essersi chiamato fuori, perché non lo hanno scaricato loro, rimproverandogli di aver voltato le spalle al passato. Grida di richiedere un confronto pubblico faccia a faccia, pronto a combatterlo con una battaglia elettorale fatta di una lista “culturale”, sul motto del “ricompattiamo il Pd”. A difendere le primarie Antonio Iannamorelli, in stile vagamente dalfonsiano, convinto che “a 3 mila persone sarebbe difficile andare a spiegare” e che la vera politica sia quella che riesce a muoversi permettendo coesione, non ha gradito il comportamento di Ranalli trincerato, quasi incaponito, dietro la sua posizione. Luciano Marinucci e Diego Bucci hanno fatto capire che la candidatura di Ranalli non sarebbe bene accetta a movimenti e partiti che non hanno partecipato alle primarie. Un’assemblea, in sostanza, che anche se non ha tirato fuori la decisione determinante, è stata antifona chiara sui prossimi sviluppi della situazione, accartocciata su sè stessa.
g.s.