PATTO STABILITA’, CINQUE SINDACI CHIEDONO AIUTO

Il patto di stabilità andrebbe a bloccare e soffocare i piccoli Comuni, chiedono, quindi, di poter continuare a “respirare” cinque sindaci della Valle Peligna (Raiano, Corfinio, Prezza, Vittorito e Roccacasale), che scrivono a i neosenatori e deputati abruzzesi e all’Anci del patto di stabilità, che i paesi compresi tra i 1001 e 5000 abitanti devono rispettare dal 1 gennaio 2013. “Le conseguenze sono semplicemente disastrose” affermano, avanzando la richiesta ai rappresentanti della nostra regione in parlamento di poter individuare una soluzione. “Come spesso ribadito dall’ANCI si devono escludere dal calcolo del patto, gli investimenti tesi a favorire la crescita locale e gli importi concernenti i trasporti, la scuola, la sicurezza, la tutela del territorio e tutti i settori strategici. Tutto ciò se ha ancora una valenza il poter garantire i servizi essenziali, il lavoro la sicurezza e lo sviluppo delle nostre comunità” spiegano nella nota “Gli obiettivi assegnati sono pesanti, così come il quadro sanzionatorio. La gestione risulterà fortemente ingessata per rispettare i vincoli. Il tutto si tradurrà in un azzeramento degli investimenti, nonché nel ritardo dei pagamenti alle imprese (ove possibile) a fronte di interventi in conto capitale decisi in anni precedenti. Anche per l’ANCI, l’applicazione del patto di stabilità ai comuni con meno di 5000 abitanti è una prospettiva insostenibile. I piccoli comuni sono impossibilitati a governare ragionevolmente i flussi di cassa. Tra l’altro gli stessi Enti, nel 2013, sono impegnati ad associare obbligatoriamente tutte le funzioni fondamentali: un processo di per sé già complesso, ma che lo diventa ancor di più vista la rigidità delle regole del patto di stabilità. La situazione è pesante” continuano “I nostri piccoli Comuni sono sempre più alle prese con una situazione finanziaria disastrosa che i continui tagli statali non hanno fatto altro che peggiorare. Il vincolo che dovremo rispettare comporta che i Comuni dovranno lasciare parte delle entrate non spese, per rispettare il patto, in Banca d’Italia senza interessi. Soldi che ci appartengono, ma che non possiamo utilizzare. Fino ad arrivare all’assurdità che eventuali avanzi di gestione resteranno tali. Noi amministratori siamo nell’impossibilità di contrarre nuovi mutui, prestiti per conseguire lo sviluppo del nostro territorio. Abbiamo ridotto all’osso la spesa corrente. Potremmo pensare di avere più entrate solo attraverso l’aumento delle tasse: reputiamo, visto il periodo che stiamo vivendo con l’istituzione di nuove imposte IMU, TARES, che sia una scelta scellerata. Lo strumento del Patto di Stabilità è stato pensato dall’Unione Europea per tenere sotto controllo i conti pubblici e ridurre il deficit ed i debiti accumulati negli anni. Ma l’Europa ha posto gli obiettivi: come raggiungerli spetta ai singoli Paesi”.