I TRE CONSIGLIERI COMUNALI “CACCIATI” DAL PARTITO DEMOCRATICO

I tre consiglieri comunali del partito democratico che hanno scelto di stare in maggioranza non fanno più parte del Partito democratico. All’indomani della riunione in cui Bruno Di Masci, Antonio Di Rienzo e Fabio Ranalli hanno deciso di dare l’ultimatum alla giunta che loro appoggiano, dal loro partito arriva la doccia fredda: non potranno più parlare né agire in nome e per conto del Partito democratico. “La situazione grave in cui versa l’amministrazione comunale  di Sulmona è  sotto gli occhi di tutti”, afferma il segretario provinciale Francesco Piacente da poco nominato commissario del circolo sulmonese dei democratici, proprio in seguito alla scelta di Di Masci e gli altri di entrare in maggioranza. “Quotidianamente la stampa locale riporta casi di cattiva gestione della cosa pubblica, taluni anche molto delicati. Il PD sulmonese è all’opposizione di questa esperienza amministrativa, senza se e senza ma ed è impegnato in un lavoro di rinnovamento e  ricomposizione di un’area ampia del centrosinistra che possa restituire al più presto alla città una guida credibile e all’altezza del compito. I consiglieri comunali che continuano a sostenere la Giunta Casini, contro ogni logica politica e contro gli interessi della città, sono fuori dalla linea di partito e non sono autorizzati a parlare a nome del Pd né in Consiglio né fuori”. Parole che non lasciano spazio ad interpretazioni e che isolano dal resto del partito i tre consiglieri comunali in attesa di una verifica che è stata fissata subito dopo le elezioni europee. Anche se al momento non c’è nessun provvedimento proprio per evitare che la delicata situazione si possa ripercuotere sulla consultazione elettorale. Insomma è bufera nel partito democratico sulmonese. Con Mimmo Di Benedetto e Francesco Perrotta, (sempre sotto il controllo dell’eminenza grigia che da sempre li guida), pronti a riprendersi il partito. Anche se, conoscendo Bruno Di Masci e il suo spirito battagliero, sarà molto difficile scalzarlo dal comando potendo fare affidamento su un alto numero di tesserati pronti a sostenerlo. Una situazione ad alta tensione che inevitabilmente andrà a ripercuotersi sull’amministrazione Casini che, anche in virtù delle ultime decisioni prese su mensa scolastica e sui lavori (fatti male) in centro storico, sembra destinata a farne le spese.