PAGINA LEGA “OSCURATA” DA FACEBOOK, L’INSEGNANTE COINVOLTA: TUTTO PER IL CAMBIO DI NOME, NESSUN CONTENUTO VIOLENTO NE’ FAKE NEWS

Solo un equivoco è all’origine del caso della pagina Facebook, intestata Lega Salvini Sulmona oscurata. Un semplice cambio di nome di una pagina dapprima utilizzata contro il bullismo, poi ceduta ad altra persona che ne ha fatto veicolo di propaganda politica, ma senza mai arrivare a post volgari o dai contenuti violenti. A spiegarlo è stata Tiziana Di Pietro, insegnante di materie giuridiche, che ha raccontato con tutta precisione come sono andati i fatti, mostrando le motivazioni comunicate da Facebook per l’oscuramento della pagina. “Un semplice cambio di nome della pagina, non contenuti violenti, razzisti o antisemiti, ha determinato la chiusura della pagina facebook – ha chiarito subito Di Pietro – la pagina  è stata aperta da un privato, simpatizzante della Lega e non è collegata in alcun modo con il profilo ufficiale della Lega di Salvini”. Amareggiata da quanto accaduto l’insegnante si è dichiarata ingiustamente accusata di comportamenti che non fanno parte della sua educazione e del suo stile personale. Chi la conosce parla di una persona pacata, scrupolosa e assolutamente lontana per carattere e per modo di agire da comportamenti offensivi verso gli altri. “L’equivoco è iniziato dal fatto di aver ceduto una mia pagina dedicata esclusivamente contro il bullismo ad una persona a me vicina – precisa Di Pietro – che dopo aver cambiato il nome in Lega Salvini Sulmona l’ha utilizzata per fini di propaganda politica, senza mai usare volgarità o fake news. Tant’è che facebook nel motivare l’oscuramento della pagina scrive testualmente: la tua pagina non è più pubblicata, sembra che un’attività recente sulla tua pagina non rispetti le condizioni delle pagine facebook riguardanti le modifiche al nome della pagina o le unioni. Ciò include comportamenti come connessioni fuorvianti tra pagine o una mancata corrispondenza tra nome e contenuto della pagina”. “Sono amareggiata per essere stata coinvolta in una storia che non mi appartiene – ha concluso l’insegnante – mi dispiace soprattutto che anche il nome della mia città venga associato a cose spiacevoli che non fanno parte della realtà”.