UN’INSEGNANTE DI SULMONA ESULE ISTRIANA ACCANTO A MATTARELLA NELLA GIORNATA DEL RICORDO

Deportata prima dai tedeschi e poi perseguitata dai militari di Tito. C’era anche un’anziana insegnante sulmonese, Antonia Demarin Di Tunno, ieri mattina al Quirinale, accanto al Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, Antonio Ballarin, allo storico Giuseppe Parlato, al Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti. Con loro anche alunni delle scuole premiate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione della Giornata del Ricordo, per commemorare le vittime delle atrocità commesse dai militari di Tito contro le popolazioni italiane dell’Istria e della Dalmazia. Una cerimonia solenne e assai toccante quella al Quirinale. Un momento commovente nel ricordo di tante terribili sofferenze e umiliazioni patite dagli italiani perseguitati dai titini e costretti a lasciare la loro terra. Una commozione che ha rivissuto anche Antonia Demarin Di Tunno, solo miracolosamente scampata dal campo di sterminio. Il treno che da Trieste la portava insieme ad altre centinaia di persone verso il lager venne fermato nella stazione di Altenburg, in Germania ed un soldato tedesco chiese chi fosse agricoltore. Una felice intuizione portò la Demarin a farsi avanti, destinata così a rastrellare e inforcare erba, sottraendosi alla fucilazione. “Se non avessi conosciuto il latino, intuendo chi cercasse in quel momento quel tedesco, oggi sarei morta” ricorda la signora Antonia, novantaquattrenne, ancora assai viva nello spirito. Poi venne ospitata in casa di una signora tedesca, Frida, che la tenne con sé fino alla fine della guerra mondiale, nel 1945. Successivamente, nel 1947, esule da Pola, sua terra natale, perseguitata dai militari di Tito in quanto Italiana, la Demarin arrivò a Castel di Sangro, dove conobbe l’uomo che sarebbe diventato suo marito. Dal matrimonio ha avuto tre figli, Domenico, Luisa e Anna. “Mamma ha ancora nitido il ricordo di quei giorni e momenti terribili e dolorosi – racconta la figlia Anna – preferisce però non parlarne più. Da anni la inseguono anche giornalisti di tv e carta stampata ma ha sempre rifiutato di parlare dei patimenti subiti”. “Quando qualche volta ripensa a quegli anni e a quelle sciagure per lei si riaprono ferite troppo dolorose” conclude la figlia. Ieri infatti i suoi sentimenti erano quasi contrastanti, tra l’emozione di incontrare altri esuli, tanti giovani ed il presidente della Repubblica e il ricordo triste delle dolorose vicende vissute. Quando ricorda a quel 1947 torna nella sua mente l’immagine della terra natale lasciata perché perseguitata. “Quei giorni di oltre settant’anni non sapevo che avrei lasciato per sempre la mia terra” ripete Antonia Demarin e le lacrime tornano a rigare il suo volto.