BANCHI VUOTI NELLE SCUOLE DELLA PROVINCIA, ALLARME DELLA CGIL

“Ora che le iscrizioni al prossimo anno scolastico sono chiuse possiamo affermare senza ombra di dubbio che il nostro allarme era giustificato”. A sostenerlo ĆØ la segreteria della Cgil provinciale dell’Aquila. “Le nostre scuole rischiano la chiusura sia per mancanza di numeri e sia per mancanza di una programmazione concertata a lungo termine sulle aree interne. Sappiamo bene che processi di riqualificazione e di reinsediamento territoriali sono lunghi, ma non vediamo da anni una reale e concreta volontĆ  di intervenire per frenare la caduta libera dei numeri relativi alla popolazione scolastica delle nostre scuole. E non solo di quelle delle aree interne, spesso lasciate a decisioni di amministratori locali abbandonati e privati di mezzi”. “Nella cittĆ  dellā€™Aquila a 10 anni dal sisma, si inizia a parlare di un piano della ricostruzione scolastica, deliberato a novembre 2018, che visti i tempi tecnici non porterĆ  a nuovi edifici scolastici prima di cinque anni e che descrive una scuola che non cā€™ĆØ, in una cittĆ  che non cā€™ĆØ ancora. Si rischia di edificare contenitori vuoti perchĆ© nel frattempo si saranno persi i numeri, soprattutto nelle frazioni – prosegue il sindacato – Mentre nel resto della provincia si continua a soffrire della strettoia di parametri che non sono adeguati alle reali situazioni delle nostre istituzioni scolastiche, situate in zone sempre piĆ¹ depresse. Anche il prossimo anno scolastico vedrĆ  una diminuzione dellā€™organico di diritto e situazioni limite che saranno sanate, forse, in organico di fatto confermando unā€™incertezza che non ĆØ solo dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola ma dellā€™intero territorio. La Flc Cgil sa bene che non esistono formule magiche, ma sa anche che ai numeri si puĆ² derogare e chiede un impegno politico per la riduzione dei numeri per la formazione delle classi che tenga conto delle esigenze di tutti quei territori dove la presenza delle scuole resta possibilitĆ  e alimento sociale e culturale”. I numeri, secondo la Cgil, vanno variamente articolati se non rispondono alle esigenze del territorio. Anche in termini di modelli scolastici, per permettere alle famiglie di scegliere in base al loro stile di vita. I modelli scolastici devono adeguarsi alle esigenze del territorio e non viceversa se vogliamo davvero che ci sia interazione. Leggiamo con interesse le dichiarazioni di chi nelle istituzioni e nelle forze politiche individua nel problema centrale del nostro territorio quello di mantenere presidi stabilƬ e la necessitĆ  di garantire servizi collettivi e soggettivi, trasporti, sanitĆ , scuola, banda larga. Va nella direzione che la Flc Cgil, insieme alla Cgil, indica giĆ  da tempo. “Aggiungiamo che alla rifondazione delle comunitĆ  sociali nelle aree montane del nostro territorio provinciale verrebbe da chiedersi quale non lo sia, oltre ad un concorso non piĆ¹ rinviabile di attori e di visioni, e quindi programmazioni ad ampio raggio, potrebbe forse giovare una definizione chiara di quali sono i comuni montani e quali non lo sono. Per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche questo ĆØ un punto di importanza fondamentale – conclude la segreteria provinciale Cgil – unā€™istituzione scolastica collocata in un comune definito di montagna mantiene la propria autonomia con numeri significativamente inferiori a quelle collocate in comuni non di montagna. Ma, al solito, tabelle con dati diversi in possesso di questo o quellā€™ente preposto al dimensionamento scolastico rendono ancora piĆ¹ incerta e affidata al caso la sorte delle nostre scuole e della popolazione che le fa vivere. Sembrano tecnicismi di difficile comprensione ma si declinano in posti di lavoro, famiglie che restano ad abitare un territorio, scuole che restano a presidiarlo. Indotto economico e culturale”.