USURA IN CITTÀ, PARLA KATIA VALERI: IO NON C’ENTRO NIENTE

“Con questa brutta storia non c’entro niente. Sto vivendo un incubo perché le accuse che mi vengono mosse sono del tutto infondate e mi hanno colpito nel profondo”. Già da qualche tempo ha ripreso a lavorare regolarmente nel suo ufficio romano di broker delle assicurazioni. Fa la spola tra Sulmona e la Capitale. E con il lavoro cerca di lasciarsi alle spalle una vicenda che le ha sconvolto la vita. E per togliersi un grosso peso Katia Valeri, accusata insieme all’ex dirigente scolastica Elvira Tonti di aver prestato denaro in cambio di interessi del 240%, ha deciso di uscire allo scoperto rompendo il silenzio che si è imposto fino ad oggi. Lo fa in un’intervista esclusiva rilasciata al giornalista Claudio Lattanzio del quotidiano Il Centro. “Una storia che mi fa ancor più male perché in passato proprio io sono stata vittima di usura denunciando chi mi aveva estorto denaro con metodi da strozzini”, evidenzia Valeri. “Adesso vorrebbero farmi passare per una che si comporta alla stessa maniera. Ma non mi arrendo e mi batterò fino a quando non otterrò giustizia”. Entrando nel merito della storia Valeri afferma che con la sua accusatrice, la donna di origine rumena che gestisce un autolavaggio nei pressi dell’ex Europa Park Hotel, ha avuto in passato “solo rapporti di tipo professionale. “Tutto quello che lei riferisce sul mio conto è totalmente contrario alla realtà dei fatti e sono in possesso di prove che sconfessano con documenti alla mano, quello che lei sostiene. Prove che produrrò nelle sedi opportune”. Tra le accuse che la rumena rivolge alla Valeri ci sarebbero diverse incongruenze tra fatti citati e date che non corrispondono alla presenza in città della stessa Valeri. Spulciando tra gli atti la rumena aveva redatto una sorta di calendario con date e somme di tutti gli incontri avuti sia con Valeri che con l’ex dirigente scolastica Elvira Tonti. Ma le date trascritte in merito agli incontri avuti con la Valeri con la presunta vittima, non sarebbero supportate da riscontri perché in quei giorni la Valeri non si trovava a Sulmona ma era fuori per motivi di lavoro. “La mia speranza è che tutto si risolva nel più breve tempo possibile così che io possa riprendere una vita normale e tranquilla in famiglia e sul lavoro”, conclude Katia Valeri, perché ho la coscienza a posto ed è inaccettabile che mi si accusi di colpe gravi che non ho mai commesso”. Intanto la procura sembra aver rinunciato, per quanto riguarda questo filone d’inchiesta, all’incidente probatorio chiesto  per cristallizzare le prove. Al contrario dell’altra vicenda che vede coinvolta, sempre come parte lesa la donna rumena che gestisce l’autolavaggio e per la quale è indagata un’intera famiglia rom di quattro persone accusata di tentato omicidio e di usura più altre due persone, un uomo anche lui di etnia rom, Luigino Di Rosa e una giovane donna di Sulmona, Marianna Di Michele.