CASO AMOROSI, EX SINDACO ED ALTRI OTTO ASSOLTI. FEDERICO: UNA FORZATURA INSPIEGABILE
Finisce in una bolla di sapone il processo che ha coinvolto l’ex sindaco Fabio Federico ed altri otto tra ex amministratori comunali, dirigenti e funzionari di palazzo S.Francesco, imputati di peculato e falso. Questa mattina il giudice del Tribunale di Sulmona, Giovanna BilĆ², ha assolto tutti gli imputati perchĆ© “il fatto non sussiste”.Ā Il caso al centro della vicenda giudiziaria era quello dellāincarico conferito al dirigente dellāamministrazione provinciale Tiziano Amorosi, āa scavalcoā con la Provincia, chiamato come dirigente della prima e poi della seconda ripartizione del Comune. Secondo l’imputazione l’assunzione del dirigente provinciale sarebbe stata illegittima e quindi lo stipendio pagato al dirigente avrebbe configurato gli estremi del reato di peculato. Con l’ex sindaco sono stati processati lo stesso Tiziano Amorosi,Ā lāex assessore Mauro Tirabassi, Ā Angela Graziani e Franca Colella, giĆ segretari generali del Comune, Filomena Sorrentino, attuale dirigente della ripartizione Bilancio del Comune, con le funzionarie Fragolina Di Ianni, ora in pensione, Ā Stefania Spinosa ed Elisabetta Salsedo. Secondo l’accusa formulata dalla Procura della Repubblica l’amministrazione Federico, per assumere il dirigente, avrebbe cambiato il regolamento sugli uffici pubblici e in un modo che la Procura aveva ritenuto illegittimo si sarebbe riconosciuto ad Amorosi un salario onnicomprensivo, tra Provincia e Comune, di circa 76mila euro, attestando inoltre ā sempre secondo lāaccusa ā un contratto inesistente. Accuse che la sentenza pronunciata dal giudice BilĆ² ha ritenuto del tutto infondate. Il caso giudiziario era nato a seguito di un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Sulmona dal sindacato della polizia locale. “A questo punto ĆØ chiaro che tutto ĆØ stato frutto di una forzatura inspiegabile – ha dichiarato l’ex sindaco Federico – chiederĆ² conto di tutta questa vicenda a chi ci ha denunciato sulla base del nulla, trascinandoci davanti ad un giudice per fatti del tutto inesistenti”.