UN ANNO DI GIUNTA CASINI, MINORANZA ALL’ATTACCO MA DI MASCI SI DISSOCIA
“Dopo un anno di amministrazione Casini i sulmonesi si trovano un Comune paralizzato e allo sbando, una città più povera e insicura, una città più sporca e trascurata, con più disoccupati e tanti giovani costretti ad andare via, con più chiusure di attività commerciali, artigianali e di strutture pubbliche, con molti asili e scuole ancora chiusi o trasferiti, con un inaccettabile declassamento dell’ospedale che già fa sentire sulla pelle e sulle tasche degli utenti tutti gli aspetti negativi di questa scellerata decisione e nessun piano di protezione civile aggiornato”. In un manifesto affisso da questa mattina sui muri della città la minoranza consiliare “celebra” il primo anno dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Annamaria Casini, tirando le somme, dal proprio punto di vista, di un bilancio tutto in rosso. La minoranza ricorda tutte le promesse e gli annunci fatti in campagna elettorale del sindaco, lanciati con lo slogan “Sulmona ce la farà”. La minoranza ricorda ancora che quelle promesse disegnarono l’illusione di una città funzionante, in crescita, sana, sicura, di opportunità. Invece passato un anno quelle promesse appaiono disattese. “Ci permettiamo di suggerire al sindaco di smettere di sognare, di aprire bene gli occhi, di rendersi conto della gravità e complessità dei problemi, cominciando a risolverli, con lucidità, intelligenza e determinazione” conclude il manifesto. A firmarlo però non è tutta la minoranza. Accanto alle firme di Maurizio Balassone, Elisabetta Bianchi, Antonio Di Rienzo, Francesco Perrotta e Fabio Ranalli, non figura la firma dell’ex sindaco e candidato sindaco nelle ultime elezioni, Bruno Di Masci. “Non ho ritenuto opportuno questo manifesto, in questo momento” si giustifica Di Masci. “Francamente la giustificazione del consigliere Di Masci non mi pare condivisibile” dichiara Balassone, con tono di amarezza. Il resto della minoranza preferisce sorvolare ma non passa sotto silenzio la voce, ricorrente già da qualche tempo, che quella di non firmare è solo la riprova di accordi che sarebbero imminenti per un allargamento della maggioranza, appena dopo l’esito dei ballottaggi di domenica. Quanto basta per creare frizioni nella minoranza.