ANTONUCCI INSISTE: DISCARICA BUSSI, UN DISASTRO MEDIATICO E UN AFFARE PER ALCUNI

 

L’Ex dipendente dello stabilimento Montedison di Bussi, Pasquale Antonucci, in una intervista rilasciata a Rete Abruzzo ripercorre tutta la vicenda della discarica di Bussi rispondendo e chiarendo molti lati della storia entrando in particolari mai affrontati prima d’ora. Ne viene fuori un quadro piuttosto preoccupante soprattutto sotto l’aspetto della mancata chiarezza mai fatta sulle due discariche considerati inquinanti la cui superficie sarebbe molto piĆ¹ piccola di quella ipotizzata dall’accusa. Ad inquinare i pozzi Sant’Angelo sarebbero stati gli scarichi prodotti dallo stabilimento e riversati nel fiume. Inquinamento che con la chiusura dell’attivitĆ  sarebbe ora scomparso.

Signor Antonucci molti non la conoscono ancora. Possiamo dire che lei ĆØ un tecnico, si ĆØ sempre occupato di chimica, analisi, a Bussi per la Montedison e altre societĆ  collegate. Quali sono i suoi titoli di studio e cosa faceva di preciso all’interno dello stabilimento?

“Ho unĀ diploma di perito chimico, conseguito da privatista a 31 anni, mentre lavoravo. Mi sono occupato per trentā€™anni di analisi ambientali, analisi delle acque, analisi in tracce, sviluppando una profonda esperienza sul campo. Conosco benissimo le acque del fiume Pescara e del fiume Tirino. A partire dagli anni ā€™70, quando ho partecipato personalmente alla bonifica dei terreni contaminati da iprite, ereditĆ  del ventennio fascista, mi sono sempre occupato di ricerca applicata, collaborando con esperti nazionali e internazionali e docenti universitari. Nel 2000 ho presentato un lavoro giudicato molto innovativo a Nizza, in un convegno mondiale di cromatografia ionica”.

Lei e i suoi storici amici spesso vi esprimete con post al vetriolo sui social, in particolare contro i giornalisti, gli ambientalisti, i politici, qualche volta con espressioni irripetibili oltrepassando di molto il limite della decenza. Lei comunque ĆØ un testimone di quel passato che sembra per molti versi oscuro, fosco, fatto anche di veleni e con molte vergogne da nascondere. Lei la pensa diversamente, ci spiega perchĆ©?

“Se a volte ho usato toni molto accesi, ĆØ stato semplicemente per un senso di urgenza che talvolta ĆØ difficile contenere. Ma questo senso di urgenza ĆØ determinato unicamente dal mio amore per la veritĆ . Come puĆ² facilmente immaginare, viste le posizioni controcorrente e scomode che ho assunto, per ogni frase indecente pronunciata da me ne ricevo almeno un centinaio indecenti sul mio conto. Pensa che sia piacevole sentirsi dare continuamente del venduto? Pensa che sia gratificante cercare di sfidare, sul piano dialettico, praticamente tutti i maggiori mezzi di informazione? Non ho altro interesse a combattere la mia battaglia, se non il desiderio che la veritĆ  venga a galla. Pretendo almeno che mi venga riconosciuta la buona fede. Lei parla di passato oscuro, fosco, di veleni. Ebbene, io non sto affermando che in oltre centā€™anni di chimica a Bussi le cose siano sempre state limpide. Ma bisogna contestualizzare, anche dal punto di vista storico, per comprendere. E leggere con maggiore obiettivitĆ  le analisi che ci vengono fornite”.

Ā Lei ha fondato una pagina su Facebook dal titolo ā€œil disastro mediatico piĆ¹ grande dā€™europaā€ riferendosi alle discariche, alle indagini, ai processi sulla Montedison. Dunque sarebbe tutto una specie di montatura dei giornali e dei ā€œpoteri fortiā€ perchĆØ Ā«la discarica non esisteĀ» o qualcosa del genere?

“Non sostengo questo. Dico semplicemente che i media hanno amplificato a dismisura il problema, buttandosi a capofitto su dichiarazioni che ritengo inopportune e a volte completamente errate. La discarica, cosƬ come ĆØ stata descritta, non esiste. Con questo non sto sostenendo che non ci sia una questione ambientale da esaminare con attenzione e affrontare. Ma la ā€œdiscarica piĆ¹ grande dā€™Europaā€ ĆØ una bufala.

Ā Lei conosce gli imputati del processo? Con chi aveva piĆ¹ confidenza o con quali ha lavorato?

“Ne conosco due in particolare. Parlo di Giuseppe Quaglia, responsabile del laboratorio, e Mimino Alleva, responsabile Protezione ambientale ed Ambiente. Due galantuomini che hanno trascorso la vita a cercare di risolvere i problemi che la storia della fabbrica ci aveva lasciato in ereditĆ . Mimino Alleva responsabile della discarica 2B. Discarica per rifiuti speciali e non discarica dei veleni, come ĆØ stata battezzata: una persona mite, scrupolosa, attenta, che ha avuto la vita rovinata solo per il ruolo che ricopriva”.

Schematizzando in 10 punti elenchi quali sono a suo giudizio le cose errate che si sarebbero dette e scritte, in tv e sui giornali, sul caso Bussi.

“Gliene fornisco cinque: la prima ĆØ la definizione di discarica piĆ¹ grande d’Europa. La seconda che 700.000 persone sarebbero state avvelenate. La terza ĆØ che saremmo in presenza di un fiume di esacloroetano. La quarta ĆØ quella del mercurio nei pesci e la quinta ĆØ quella di aver indicato Bussi come Seveso.

PuĆ²Ā spiegarci quali sono i cardini della sua teoria?ā€Ø

“Le discariche non hanno mai inquinato.Ā Ā La contaminazione era dovuta alle perdite dell’impianto di produzione, che contaminava la falda situata sotto lo stabilimento, penetrava nel collettore che non era a tenuta, dal collettore finiva al fiume e dal fiume ai pozzi Sant’Angelo.Ā Gli scarichi della Montedison sono sempre stati a norma la legge. Ancora oggi, la legge consente scarichi fino a 1000 microgrammi al litro
Il vero problema ĆØ nato nel 1981, quando per unā€™oscura ragione, sono stati costruiti, a valle di una centenaria fabbrica chimica, dei pozzi per l’approvvigionamento di acqua potabile per incrementare quella proveniente dalle incontaminate sorgenti del Giardino. Lei costruirebbe dei pozzi per lā€™acqua potabile a valle di una fabbrica chimica che scarica continuamente in acqua, anche se lo fa a norma di legge?Le discariche sono sempre al loro posto, la falda ĆØ sempre lƬ, eppure le acque oggi sono praticamente incontaminate. Aggiungo: sono tra le piĆ¹ incontaminate dā€™Italia. Prendete i dati e analizzateli. Cosa contaminava allora le acque? E cosa inquinava la falda? Lo vedo solo io, l’enorme equivoco che si ĆØ generato?

Secondo lei la Montedison inquinava, ha mai inquinato? Nel caso ha mai bonificato, se sƬ come e quando?

“Certo che la Montedison inquinava, come tutti. Anche lei quando va in macchina o accende il suo riscaldamento contribuisce a far aumentare le polveri sottili a Sulmona. Il discrimine sta nello stabilire se il grado di inquinamento o contaminazione ĆØ entro i limiti di legge oppure no.

La Montedison ha mai bonificato?

Certo, ha bonificato i terreni dalla terribile iprite prodotta durante il periodo fascista (ho partecipato personalmente, nel piĆ¹ completo silenzio e nella totale assenza delle istituzioni: e stiamo parlando di una delle molecole piĆ¹ terrificanti mai prodotte dall’uomo e non di solventi clorurati); ha bonificato l’area dove si produceva il piombo tetraetile, additivo per benzine prodotto fino al 1994. E ormai la Solvay ha quasi completamente bonificato il sito produttivo: dal collettore ormai non esce piĆ¹ nulla, e le acque del Pescara e le acque di falda dei pozzi santā€™Angelo, contrariamente a quello che vogliono farci credere, sono migliori delle acque potabili che contengono solventi dovuti al trattamento con ipoclorito. Basta confrontare le analisi per verificare questa mia affermazione

Eā€™ vero che lei ĆØ stato ascoltato anche dagli investigatori ed ĆØ andato a testimoniare chiamato dalle difese della Montedison? Che cosa le hanno chiesto e che cosa ha detto?

“Certo, e ho riferito esattamente quello che le sto dicendo. Veda, a Bussi e Popoli ci vivono i miei figli e i miei nipoti. Mio nipote vive piĆ¹ a Bussi che a Popoli: per quale motivo dovrei mentire? Per quale motivo dovrei perdere il mio tempo a discutere, e litigare, con mezzo mondo, se non l’ossessione per la veritĆ ? PuĆ² davvero biasimarmi per questo?”

Lei Ā ha condotto una battaglia in difesa della Montedison contro il resto del mondo civile. Spesso condivideva scritti di un anonimo scrittore interessato, tale Gianrito Magnini, che ha spesso elogiato e decantato perchĆ© le ha dato sempre ragione. Ci spiega chi ĆØ Magnini? Lo conosce? Le ha mai domandato chi fosse?

“Per quale motivo dovevo condurre una battaglia a favore della Montedison, una societĆ  che ormai non esiste piĆ¹? La mia battaglia aspra, contro tutti, ĆØ stata solo per la difesa delle nostre acque e del nostro territorio. So che la discarica piĆ¹ grande d’Europa ĆØ una bufala, so che le nostre acque sarebbero risultate pure a ogni analisi, come in effetti ĆØ accaduto. Per quale motivo dovevo stare zitto? Ho passato notti senza dormire, ho litigato con i miei familiari, con i miei amici, sapevo di aver ragione e avevo tutto il mondo contro. Gianrito Magnini ĆØ stata una delle poche persone a schierarsi da subito al mio fianco. Penso di sapere chi sia, ma mi creda se le dico che non lo so con sicurezza: ci siamo frequentati solo virtualmente. Gli ho chiesto di svelare il suo nome, lā€™unica cosa che posso dire ĆØ che sono abbastanza certo che non si tratti di un emissario della Montedison”.

Ā La cosa che mi ha incuriosito ĆØ che lei ha aumentato la sua ā€œproduzione letteraria da socialā€ alcuni mesi prima della sentenza di dicembre del 2014 mentre Magnini ĆØ comparso dal nulla nello stesso periodo adombrando complotti di poteri forti, magistratura compromessa e in combutta con la Solvay e tutta una serie di altre elucubrazioni. Ci spiega meglio a cosa si riferisce quando parlate di complotti, mistificazione della realtĆ , giornalisti corrotti e in malafede, ambientalisti stupidi e terroristi, e tutto il resto dei veleni che voi avete sparso sui social?

Gianrito mi ha dato la forza di andare avanti, stavo per cedere, avere tutti contro non ĆØ semplice, anche gli imputati mi mandavano segnali per farmi tacere. Come si fa a contrastare le analisi di un luminare come Alessandro Gargini, mi dicevano. Ho letto e riletto la relazione e penso di aver trovato l’errore. Cercare di fermare lo tsunami mediatico che ogni giorno si abbatteva e si abbatte su Bussi non ĆØ semplice. Non si tratta di combutta, e nessuno ha mai parlato di giornalisti corrotti. Ma non sarebbe la prima volta che magistratura, media e opinione pubblica scatenano una tempesta perfetta, no? E posso anche capire che, magari in buona fede, i giornalisti e i veri ambientalisti – di fronte agli orchi cattivi della multinazionale che avvelenava – tendano a stare dalla parte dei cittadini avvelenati. Io sto semplicemente cercando di spiegare che tutti quei dati e quelle analisi possono essere letti in un altro modo. E che nessuno ĆØ stato mai avvelenato. Non potevo stare zitto. Il veleno che noi abbiamo sparso sui social? Come le dicevo, ĆØ una minima parte di quello che ho dovuto subire io.

Tra le tante cose che lei dice a proposito dei giornalistiā€œvogliono mandare in galera persone che hanno risanato una fabbrica devastata da due guerreā€. Di quali persone parla e di quali guerre?

Parlo degli imputati: che colpa hanno? L’inquinamento della fabbrica aveva radici antiche, c’era il cosiddetto inquinamento storico. Pensa che negli anni ā€™40 si facessero tanti scrupoli ambientali, come adesso? Il periodo peggiore fu quello fascista, quando la fabbrica fu gestita dal ministero della guerra prima, e dai tedeschi poi. In quegli anni, a Bussi veniva prodotta la terribile iprite, che avvelenĆ² i terreni. Terreni che furono successivamente bonificati. La discarica Tremonti ĆØ nata a cavallo tra il 1971 e il 1972: in quel periodo non era considerato affatto un atto criminale sotterrare le peci dei solventi clorurati. Prima che una sacrosanta legislazione ambientale intervenisse per porre dei sacrosanti limiti, si buttavano tranquillamente nei fiumi i reflui urbani, i rifiuti ospedalieri, siringhe, garze intrise di sangue e cosi via. Cosa voglio dire con questo? Che poichĆ© lo facevano tutti, era giusto farlo? No, tutt’altro. Sto cercando di sostenere che, nell’assenza assoluta di leggi e di esempi virtuosi, la Montedison decise di interrare, per un breve periodo, parte delle proprie scorie, anzichĆ© eliminarle direttamente nel fiume. Con gli occhi di oggi, ci appare un atto criminale. Con gli occhi di allora, paradossalmente, appariva un’azione ispirata a un principio di cautela che nemmeno le leggi richiedevano. Non dimentichiamo, infatti, che le prime leggi ambientali furono emanate nel 1976 per le acque e nel 1981 per i rifiuti, dietro la spinta di un sano ambientalismo. Trovo molto ingeneroso giudicare con la sensibilitĆ  ambientale di oggi i comportamenti di allora.

Se ĆØ come dice lei che non ci sono veleni nei terreni e nellā€™acqua, Ā la procura ha preso un grosso abbaglio ? Ed ora perchĆ© tutte le altre istituzioni vogliono spendere un miliardo per bonificare?

Non ho mai detto che in giro non ci sono veleni. Affermo soltanto che la contaminazione dei terreni ĆØ molto piĆ¹ circoscritta rispetto a ciĆ² che si ĆØ letto in questi anni. E che lā€™avvelenamento delle acque non ĆØ mai esistito. Infatti, da anni chiedo un solo dato anomalo sulle acque, e nessuno ĆØ stato in grado di fornirmelo. Veniamo alle discariche. Nella discarica Tremonti ci sono solo 10 buche, contenenti esacloroetano e pentacloroetano. Questi composti sono diversi da quelli ritrovati nei pozzi: questo significa che non sono le discariche a inquinare le acque. Veniamo alla discarica 2B. La discarica ĆØ stata costruita nel pieno rispetto delle leggi degli anni 80. Non ĆØ una discarica dei veleni, ĆØ una discarica per rifiuti speciali, si tratta di terreni di risulta leggermente contaminati, il fondo della discarica ĆØ impermeabilizzato con un telo di polietilene, i terreni di risulta prima di buttarli in discarica venivano analizzati e solo se avevano i requisiti venivano portati in discarica. La discarica 2A ĆØ una discarica nata all’inizio del secolo scorso, si trovava a ridosso della caserma dei carabinieri e vicinissima alle case abitate e non ĆØ una discarica di veleni come spesso viene indicata. L’unica testimonianza risale agli anni ā€™50 quando nella discarica si buttavano fanghi contenenti mercurio. Purtroppo il mercurio in quel periodo non era considerato un metallo tossico, solo negli anni ā€™60 se ne ĆØ scoperta la tossicitĆ  (dopo la tragedia di Minamata in Giappone). Basta guardare i dati e le analisi delle acque sotto le discariche 2A e 2B per capire cosa sto cercando di dire: su 10 campioni il valore piĆ¹ alto ĆØ 193 microgrammi/litro, la regione Lombardia negli anni ā€™90 aveva come limite per le acque potabili 250 microgrammi/litro! L’acqua delle Naiadi, dove i bimbi facevano il bagno, aveva una concentrazione di solventi clorurati pari a 400 microgrammi/litro! L’attuale limite previsto dall’OMS per le acque potabili ĆØ 100 microgrammi/litro! Davvero si tratta di acque avvelenate?

Ā Lei conosce persone del circondario di Bussi o suoi colleghi che sono morti per malattie riconducibili alla loro attivitĆ  lavorativa?

Certo, non mi sembra opportuno fare i nomi e questi casi non cā€™entrano con l’inquinamento dei terreni o dellā€™acqua. Queste tragedie meritano tutto il nostro rispetto. Ma il rispetto passa per l’accertamento della veritĆ . Possiamo aprire un altro capitolo, sono in possesso di tutte le analisi di aria e ambiente. Se qualcuno ne ha bisogno sono pronto a fornire i dati.