PARAFRASANDO BRECHT NEL CENTRO ABRUZZO

Prima chiusero le redazioni dei giornali e nessuno protestò. Poi chiusero  le fabbriche….. Poi alcuni servizi. Poi il tale ente (comunità montane)…., poi ancora un altro ufficio (tribunale)…..e ancora un altro (secolare Direzione Regionale Ispettorato Mi.Se., ora ridotto ad ufficio periferico) e così  ancora…… Poi ridussero alcuni ospedali… Poi i Punti nascita….. e così anche per la Forestale. Finché piano piano non restò nessuno neanche a protestare…
 Nell’Anno internazionale della Montagna, nel 2002, a Roma in un convegno internazionale, ricordo degli urbanisti tedeschi. Ci dissero che i montanari dovevano coalizzarsi per portare in agenda politica la difesa delle aree interne montuose, poiché il trend che loro, studiosi, vedevano proiettato nel futuro, che già stiamo ora vivendo, sarebbe andato verso una polarizzazione sempre più marcata fra aree metropolitane, altamente urbanizzate, addirittura parlavano di megalopoli, e aree interne sempre più spogliate nei servizi, spopolate, degradate ed abbandonate. Con tutti gli squilibri sull’utilizzazione del suolo che avrebbe portato…. Difatti gli effetti dei rischi idraulici a valle sono ormai già una costante, parlano da soli e sono noti a tutti. La montagna dovrebbe stare a cuore anche a chi sta in pianura, invece non lo si capisce. Evidentemente le politiche dissennate a qualcuno devono convenire. A noi no. Nell’assistere a questa “Caporetto” delle aree interne, vederla in prospettiva e non poter schiacciare i bottoni di comando per evitarla, come ci si può sentire? La speranza è l’ultima a morire. Non è certo un paese per giovani. Ci tocca questo venerdì santo ma si può sperare in una Buona Pasqua, festa di resurrezione?

Giovanni Pizzocchia