UN’ALTRA VITA

Non era proprio riuscito a dormire. Mentre aspettava davanti al portone di casa, continuava ancora a chiedersi se non era il caso di rinunciare, ma in quel momento arrivò l’auto di Luca. Dopo un rapido buongiorno stettero entrambi in silenzio fino all’arrivo al parcheggio del Rifugio Pomilio alla Maielletta. Il sole non era ancora spuntato, l’aria era fresca e tersa, all’orizzonte si intravedevano le isole della Croazia. Luca lo aiutò ad indossare lo zaino, Andrea impugnò le stampelle e partirono. Finito il tratto di strada asfaltata il sentiero si inoltrò nella mugheta. Dopo pochi mesi dalla nascita si era ammalato di poliomelite, più grande volle informarsi e lesse che la malattia era ormai completamente debellata da anni, quindi capì che la sua era sfiga allo stato puro. Arrivati al fontanino dopo una breve sosta affrontarono la prima dura salita che li avrebbe portati in cresta. Quando disse che sarebbe andato a Monte Amaro sua madre per poco non svenne; dopo di lui i suoi genitori non vollero altri figli per rivolgergli tutte le attenzioni. In cresta videro in lontananza la cupola di Monte Amaro con il puntino rosso del bivacco, Andrea con ancora il fiatone per la salita esitò un attimo, non se l’aspettava così lontano, per di più Luca gli indicò il vicino Bivacco Fusco. Credendo che il compagno volesse rinunciare gli disse un secco “Continuiamo!”. All’asilo non capiva perché non riusciva a correre dietro agli altri bambini, alle elementari lo capì quando un coetaneo gli disse con innocente crudeltà: “Storpio!”. Sulla cima del Focalone fecero un’altra sosta prima di ripartire per i saliscendi dei Tre Portoni. Alle superiori arrivò, ormai, con una spessa corazza. Certo con lui erano tutti rispettosi, tranne qualche bastardo, lo aiutavano sulle scale, si offrivano di portargli i libri, lo invitavano alle feste, ma lui, ormai, aveva deciso che la sua vita era diversa, fatta di studio e di letture, non voleva mischiarsi a loro. Prima di arrivare a Cima Pomilio si fermò ad ammirare la Valle dell’Orfento alla sua destra e la Valle delle Mandrelle alla sua sinistra. Con le ragazze aveva fatto opera di prevenzione, per evitare delusioni non era mai andato oltre i convenevoli, in pratica non ci aveva mai provato. Alla sella del Terzo Portone, dopo Monte Rotondo, stava accusando il caldo e la fatica, alzò lo sguardo e vide il sentiero diventare ripido e infilarsi dentro alcune roccette. All’università durante le lezioni aveva conosciuto Luisa, lei gli parlava con naturalezza come se lo conoscesse da tempo, nei corridoi e per le scale della facoltà si adeguava al suo passo continuando a parlargli e a guardarlo negli occhi, lui quando poteva le guardava le sue belle gambe, ma inevitabilmente poi guardava le sue. Si era inquietato con sè stesso quando pensò di invitarla a mangiare una pizza, tanto gli avrebbe detto di no. Andrea uscì dalle roccette molto provato, Luca aveva dovuto aiutarlo e questo lo aveva infastidito. La ripida salita era finita, Monte Amaro era più vicino e si doveva affrontare solo i colli sommitali ma era stanco. Alla montagna si era avvicinato per colpa delle sue voraci letture, aveva letto di tutto, dai classici al fantasy e quando in libreria si vide davanti un libro di Messner trovò naturale comprarlo. Cominciò a sognare di essere al fianco di forti alpinisti, anzi di essere lui il più forte. Più di tutti lo colpì Bonatti con la sua salita solitaria sulla nord del Cervino e la sua lotta solitaria contro la cattiveria umana dopo il ritorno dal K2. La sorte volle che in quel periodo conoscesse Luca, anche lui amante della montagna e ben disposto ad accompagnarlo. Con la primavera iniziarono alcune facili escursioni sui prati della Maiella o di Campo Imperatore, quando Andrea disse che voleva raggiungere una cima Luca rimase perplesso, ma lo assecondò, quando sentì che l’amico voleva raggiungere Monte Amaro sbiancò, invece non ebbe il coraggio di dirgli di no. Adesso era esausto, fradicio di sudore, vedeva le sue gambe avanzare, ma non le sentiva, i polsi le braccia le spalle gli dolevano, Monte Amaro ancora troppo lontano, la rabbia lo stava assalendo: “Terribile montagna, perfido Luca che mi ha accompagnato, più sciocco io che ci sono venuto”. E la disperazione, sapeva che doveva affrontare il ritorno, la stessa distanza, e non voleva finire appeso al verricello dell’elicottero del Soccorso. Sai quante gliene avrebbero dette, a sua madre sarebbe venuto un infarto. Si fermò, Luca al suo fianco lo guardava in silenzio, alzò lo sguardo e vide alcune persone sulla cima, abbassò la testa e continuò lentamente a camminare. Era arrivato, si sedette e appoggiò la schiena al punto trigonometrico, davanti a lui la croce in ferro dipinta di rosso e l’infinito a 360 gradi. Il respiro si fece più lento, indossò la giacca e il cappello e si godette la vista delle cime. Vicino al bivacco un signore lo guardò arrivare: “Complimenti, ti posso stringere la mano?”  “Certo!” gli rispose Andrea avvertendo un sottile piacere. Si stese su una branda all’interno del bivacco, ma sapeva che non poteva rimanere per molto, la strada del ritorno era lunga e voleva arrivare prima del buio. Forse domani racconterà la sua avventura a Luisa e magari la inviterà a cena. E chissenefrega se dirà di no. Forse domani sarà possibile un’altra vita.

Roberto Bezzu

nella Rubrica Montagna